Il monastero di Břevnov ed il birrificio più antico della Cechia

Fondato nel 993, il monastero di Břevnov è il primo monastero maschile ad aver visto la luce in Boemia, e già per questo meriterebbe una visita. Tuttavia l’aspetto religioso non è il solo ad invogliare a spingersi in questo angolo di Praga stretto tra Strahov e la storica collina di Bílá Hora, visto che qui si nasconde anche il birrificio più antico della Repubblica Ceca.

Che da quelle parti la birra sia una cosa parecchio seria lo attesta un primato mondiale di consumo pro capite (che nel 2020 ha raggiunto i 182 litri) riconfermato anno dopo anno, e non stupisce per niente che il ritmo con cui stavano spuntando nuovi birrifici artigianali sia stato frenetico, almeno pre Covid. La pandemia ha arrestato la crescita esponenziale e ha rappresentato il punto di non ritorno per un bel podi hospoda soprattutto nella capitale, i cui prezzi “a misura di turista” erano improponibili per i locali. Ad inizio 2023 il numero si è assestato a 530 birrifici, di cui ben 49 nella sola Praga. Fondamentale quindi riuscire a distinguersi. Ma quando sei il più antico del Paese ed in più puoi vantare prodotti unici (e di qualità), direi che puoi dormire sonni tranquilli.

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Břevnovský Benedict, pivo s chutí historie*

La posizione in cui sorge il Břevnovský klášterní pivovar sv. Vojtěcha, per esteso Birrificio S. Adalberto del Monastero di Břevnov (o, come lo chiamano loro, Břevnovský Benedict), è pure quella una caratteristica unica, anche se è curioso vedere quante attività extra-religiose sorgano dietro le mura dell’abbazia; se un ristorante ed una birreria sono quasi all’ordine del giorno, forse un hotel ma soprattutto un meccanico ed uno studio di architetti sono decisamente meno usuali.
Il birrificio rimane facile da individuare, non importa da quale delle tre porte si acceda: basta girare verso destra e cercare altissime piante di luppolo (o i loro pali, se si va dopo la raccolta) con dei tavolini in legno ai loro piedi. Eccolo qui, all’interno dell’edificio barocco che ospitava le scuderie, il pivovar più antico della Repubblica Ceca.

Ciò che possiamo ammirare oggi, inclusa la location, è dovuto alla riapertura del 2011. In passato infatti la produzione avveniva in altre aree del monastero, tra cui una esterna distrutta nel secolo scorso per far posto alla Patočkova, arteria stradale che collega Praga a Kladno e all’ovest del Paese. Non cambia il fatto che alla sua fondazione per mano dell’arcivescovo Adalberto e del duca di Boemia Boleslao II nell’anno del Signore 993 l’abbazia pare potesse già vantare il birrificio tra i suoi assetti economici. È vero, non ci sono documenti ufficiali che lo confermino (il che lo renderebbe il birrificio più antico al mondo, ancora più del bavarese Weihenstephan), ma negli archivi è stata scovata una bolla papale del 3 dicembre 1244 indirizzata al vescovo di Břevnov da Innocenzo IV in cui si interrompe il divieto di vendita di birra a Praga introdotto dallo stesso Adalberto secoli prima. Non sarà il 933, ma rimane una data di tutto rispetto (sebbene sia il 933 la data riportata nel logo dell’attuale birrificio artigianale).

Nonostante una nascita così prestigiosa, la sua storia è lontana dall’essere stata tutta rose e fiori. Le guerre hussite hanno visto la quasi totale distruzione del monastero, con la conseguente interruzione nella produzione di birra che si è portata avanti per oltre 200 anni. L’attuale birrificio ha rimpiazzato quello ricostruito insieme al resto del complesso nel 1720 dai famosi architetti tedeschi Dientzenhofer, la cui mano ha reso gli edifici protetti e soggetti ad un’infinità di regole che gli attuali proprietari hanno dovuto seguire e rispettare alla lettera. Non che non ci siano stati altri stop dal XVIII al XXI secolo, anzi. Sia nel 1889 che nel 1953 (con la costruzione della Patočkova di cui sopra) ci si è dovuti nuovamente fermare, sempre con la voglia e la motivazione di ricominciare. Motivazione che non è mancata certo a Václav, uno dei quattro proprietari nonché mia guida d’eccezione alla scoperta del Břevnovský pivovar.

*Břevnovský Benedict, la birra dal sapore di storia

Il tour guidato del birrificio di Břevnov

No, non sono certo io ad essere speciale per essermi meritata addirittura uno dei proprietari per un tour che ho avuto la fortuna di fare in solitaria. Qui ci tengono a trasmettere l’amore e la passione che vengono messe nella creazione dei prodotti, perciò ogni visita si svolge in compagnia di qualcuno di importante, sia questo appunto un azionista o un mastro birraio. 45 minuti intensi, in cui si impara molto del passato e del presente di Břevnov.

Si inizia dai cenni storici grazie al supporto di piantine e dipinti dell’epoca che permettono di individuare il luogo dove dovrebbe essere sorto il birrificio originario. Accanto ad essi svetta l’originale della famosa bolla papale del 1244, scritta in latino e tradotta in ceco. Dalla stessa stanza si accede ad una botola con conduce nei sotterranei, dove le statuette dei santi Venceslao e Roberto vegliano su alcune delle bottiglie più pregiate, quelle da archivio, principalmente Pivní sekt, birra leggera rifermentata con lievito di champagne, e Břevnovské Pinot, birra mescolata con del Pinot Noir proveniente da una piccola cantina della Moravia.

Il piano superiore nasconde anch’esso molteplici sorprese. Interessantissimo il piccolo museo che espone i vecchi attrezzi del mestiere, ovvero tutti gli strumenti che venivano usati per la produzione di birra prima che subentrassero le tecnologie più moderne. Václav mi ha mostrato con orgoglio una bella foto di lui giovanissimo intento a raccogliere luppolo, spiegandomi quanto lungo e faticoso sia come processo, e da quanti decenni faccia parte di questo mondo in ruoli diversi. A catturare ancora più velocemente l’attenzione sono però le vetrinette piene zeppe di bicchieri e boccali, collezione davvero ricca, col pezzo più vecchio datato addirittura 1899. Nella stessa stanza è stato allestito come un piccolo cinema dove viene proiettato un video di una decina di minuti che spiega nel dettaglio come lavorino al birrificio di Břevnov, quali tecniche impieghino, i diversi tipi di fermentazione. Davvero illuminante per chi, come me, si è avvicinato da relativamente poco a questo mondo.

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La parte finale è forse quella più emozionante, perché si può toccare con mano come vengono prodotti i diversi tipi di birra. Al momento la produzione si aggira su una media di 3500 litri l’anno e si divide tra bottiglie e fusti, spillati principalmente in pub e ristoranti a Praga. Sono 6 i tipi di birra prodotti in pianta stabile, ed un totale di circa 20 tipi diversi ogni anno; come dicevo all’inizio, la concorrenza è alta ed è fondamentale proporre sempre qualcosa che stimoli il palato ma anche la curiosità. Immancabili gli stili tradizionali cechi come la Pilsner (stile di birra nato nella città di Plzeň) e la Dark Lager, in compagnia delle internazionali IPA, Weizenbock, Stout, Porter, o le già menzionate birre con un tocco di vino o champagne.

Purtroppo durante la mia visita non c’era  niente che stava “bollendo in pentola”, era giornata di lucidatura dei due alambicchi (ci vogliono fino a 16 ore di strofinatura per ottenere il risultato desiderato!), ma è stato comunque interessante passare accanto alle vasche per la fermentazione all’aperto, entrare nel frigo dove vengono custoditi i lieviti da riutilizzare insieme ai sacchetti di luppolo per la loro famosa Benedict, osservare da vicino i macchinari usati per riempire bottiglie o fusti. O ancora, vedere il mucchio di sacchi di malto dalla regione di Plzeň e quelli pregiatissimi del luppolo di Saaz che rendono le birre di Břevnov uniche.

Non che siano i soli ad utilizzare l’oro verde proveniente da Žatec (Saaz è il toponimo in tedesco), uno dei più pregiati al mondo; qui però hanno la fortuna di utilizzare i frutti di piante vecchie 70/80 anni, quando di solito la vita media di una pianta di luppolo si aggira intorno ai 20. In termini di gusto, significa una birra ancora più facile da bere di una classica Pilsner. Ne ho assaggiata un po’ direttamente dal serbatoio, fresca e non filtrata, e non posso che confermare. Il fiore all’occhiello per me rimane quella al Pinot Noir, che nonostante non avesse ancora concluso l’invecchiamento mi ha conquistata. E siccome non c’è due senza tre, mi sono portata in hotel un’altra Sour Ale, ovvero la Ovocný kyseláč, ma è quella che mi ha convinto meno. Dovrò tornare appena possibile ed assaggiare tutte le altre!

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Visitare il birrificio di Břevnov: come raggiungerlo e quando è aperto

Nonostante non si trovi in centro, raggiungere il birrificio di Břevnov è davvero semplice e veloce. A poche decine di metri dalle porte del monastero c’è la fermata del tram 22, il cui percorso attraversa Praga da est ad ovest fermandosi in punti strategici come Piazza San Carlo, Národní třída (dove si trova la testa ruotante di Kafka insomma) e Malostranské náměstí, tutti centralissimi. Da quest’ultima al monastero ci vogliono appena 18 minuti, con corse tra l’altro frequenti.

Il punto vendita è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 (ma c’è la pausa pranzo dalle 11.45 alle 12.30), con eccezione del giovedì che prolunga l’orario fino alle 19. I tour sono disponibili negli stessi giorni ma non ci sono orari predefiniti, per questo consiglio di inviare come ho fatto io un’email all’indirizzo tours@brevnovskypivovar.cz
La visita dura 45 minuti ed è disponibile in ceco, inglese, tedesco e russo. Su richiesta, possono essere organizzate delle degustazioni singole o di gruppo.
Lasciati un po’ di tempo prima o dopo per curiosare un po’ anche all’esterno e perché no, mangiare un boccone al Klášterní šenk, che serve piatti tipici cechi accompagnati da un’ottima Benedict.

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