In quello che da ora in poi chiamerò “post della speranza”, più che post pre-partenza, vi avevo già svelato il motivo della scelta della destinazione pasquale, fondamentalmente dettata da voli a buon prezzo. Poi certo, più l’itinerario cominciava a prendere forma, più quest’Inghilterra del nord assumeva profili concreti, più ci convicevamo che l’inaspettata settimana in viaggio si sarebbe rivelata pressoché perfetta. Ma si sa, non è tutto oro quello che luccica.
Siamo rientrati da troppo poco tempo perché ragione ed emotività possano esprimersi con totale consapevolezza. Quando penso a certe tappe, i sentimenti sono ancora troppo contrastanti ed ho paura di mancare di obiettività riversando per iscritto tutto ciò che mi passa per la testa al momento. Anche se il punto focale della questione l’ho, anzi l’abbiamo, individuato praticamente subito: continuavamo, e continuiamo tuttora, a fare paragoni con quella piccola porzione di Regno Unito che si trova un tantino più a nord. E da quel paragone nessuno ne esce illeso, c’è poco da fare.
Ragione ed emotività appunto.
Razionalmente so bene che non è giusto, sono due mondi totalmente diversi per quanto vicini; emotivamente, è tutt’altra storia. Perché “questo in Scozia sarebbe stato così”, “questo in Scozia non sarebbe successo”, “il tizio in Scozia ci avrebbe salutato”. Iniziare da Glasgow poi, e da un viaggio in treno con una nonnina meravigliosa, non ha aiutato.
Insomma, non se ne esce. Limite mio, anzi nostro. Perché Pavel non si è rivelato d’aiuto per scampare a questo circolo vizioso, l’esatto contrario.
Ed allora limitiamoci a dire che questo on the road in terra inglese è stato un salto nel buoio, più di quanto ci saremmo mai immaginati; che abbiamo attraversato luoghi che pensavo esistessero solo in cartolina, che abbiamo incrociato orme e storie di grandi personaggi; che siamo rimasti spiazzati nel constatare quanto alcuni di questi luoghi, per quanto incantevoli, siano stati in gran parte snaturati da un turismo al 90% locale che li ha appiattiti, uccidendo gran parte del loro fascino. E che paradossalmente la delusione (se così possiamo poi chiamarla) più grande potrebbe chiamarsi proprio Lake District.
Meglio che siano i post scritti via via sulla pagina Facebook (l’avete già lasciato il vostro like, sì?) durante il viaggio a parlare. Riflessioni più profonde verranno a suo tempo. Forse.
Day 1 -> Glasgow
La sveglia alle 2 di mattina è stata una botta che siamo riusciti ad attutire sì con una bella dormita in volo (tralasciamo la parte del parcheggio e del check in a Pisa, che è meglio), ma soprattutto grazie all’adrenalina infusa dal voler sfruttare al massimo l’unico giorno a disposizione in quel di Glasgow.
Sulla città più grande di Scozia avevo sentito pareri discordanti, ma dopo averla girata (o almeno averci provato) in lungo ed in largo posso dire con certezza che mi ha colpito, ed assolutamente in positivo.
Saranno i maestosi edifici, sarà il sorprendente mural trail (visto solo in parte purtroppo), sarà l’incredibile vitalità della città e dei suoi abitanti, mettiamoci anche il super hotel dove abbiamo dormito… ma per me è sì. Edimburgo rimane Edimburgo, ma anche Glasgow merita. Merita eccome! 24km macinati in 12 ore parlano da soli.
Day 1: come si diventa un personaggio dei murales di Glasgow?
Toccare ogni tappa del mural trail ✘
Assaggiare il mars fritto senza sbrodolarsi ✘
Riconoscere ogni “nuova” location di Outlander ✘
Perdersi nel campus dell’università e sognare ad occhi aperti di poter tornare indietro solo per studiarci
Day 2 -> Gretna Green, Vindolanda, Vallo di Adriano
Se pensate che il lago di Loch Ness sial’attrazione più turistica di Scozia, bè… non siete mai stati a Gretna Green!
Sono rimasta sconvolta dalla quantità di visitatori di disparate nazionalità, che poi vanno a vedere cosa? Un luogo romanticissimo decenni (secoli) fa, e che ora è solo una macchina per pelare soldi. Il labirinto spelacchiato con l’incudine in mezzo, simbolo dell’amore celebrato in questo paesello di confine, può essere carino, il resto sembra solo un triste spettacolino.
Poco male, eravamo di strada ed ero curiosa di vederlo coi miei occhi. Non è certo stato il protagonista della nostra giornata. Per quello, anzi per quelli, bisogna tornare indietro di quasi 2000 anni.
I resti del forte romano di Vindolanda, i cui scavi vanno ancora avanti, si trovano ad un paio di chilometri a sud del Vallo di Adriano, e camminarci in mezzo è stata una bella emozione; il lavoro di recupero è incredibile, così come i musei al suo interno ed un giardino che ti fa perdere la nozione di tempo e spazio.
Del Vallo in sé poi che dire? Noi ci siamo concentrati sul tratto più vicino al forte, così da poter salutare l’iconico albero di Robin Hood che occupa la Sycamore Gap, la “valle” tra due delle ripidissime colline sulle quali si arrampica il muro. È stata una camminata non da poco, col vento contro e saltando da una pietra all’altra cercando di mantenere l’equilibrio, ma ne è valsa decisamente la pena!
Day 2: dalle stalle alle stelle
Attraversare il labirinto dell’ammmmore e convincere Pavel a fare una foto ciccipucciosa ✘✘✘
Constatare che c’è chi si sposa davvero circondato da estranei in uno dei luoghi più kitsch dell’universo
Camminare tra le rovine di un forte romano
Sentirsi come Kevin Kostner nell’iconica scena di Robin Hood (senza però camminare sul Vallo)
Non venire cappottati dal vento e saltellare sulle rocce delle colline del Vallo come se niente fosse ✘✘✘
Guidare per la prima volta a destra ed uscirne indenne
Day 3 -> Penrith, Lowther Castle, Lake District
Ho perso il conto di quante esperienze siamo riusciti a vivere in un solo giorno, pur passando un discreto lasso di tempo in macchina.
Abbiamo iniziato con Penrith, un paese alle porte del Lake District che ci ha sorpreso per la quantità di attività locali ed il supporto della comunità, roba che da noi ce la sognamo. Anche le rovine del castello sono degne di nota, ma non possono certo competere con quelle di Lowther!
Per quanto pochi siano i resti, il loro fascino è magnetico e danno una precisa idea di cosa debbano essere stati Lowther e la sua tenuta in passato. I giardini avrebbero molto da offrire, peccato siano un po’ lasciati in balía di se stessi, anche se non abbiamo ben capito se di proposito.
Il primo impatto col Lake District è stato invece deludente, non tanto per i panorami (come potrebbe) ma per la gestione. 5 £ di parcheggio per vedere delle cascate??? Mmmmm… Abbiamo trovato anche un tratto di strada chiusa che ci ha impedito di percorrere uno dei lungolaghi, altra delusione. Anche Keswick, carino ma iper-turistico, non ci ha proprio convinto. Il cerchio di pietre di Castlerigg, meraviglioso, era preso d’assalto da scolaresche che si arrampicavano ovunque, rovinando l’innegabile magia del luogo (Scozia, è colpa tua) e, a mio avviso, mancandogli pure un po’ di rispetto. Era pur sempre uno spazio sacro.
Però… Che panorami!! Più dei laghi in sé, siamo rimasti incantati dalle montagne. L’Honister Pass vale da solo tutta la giornata di viaggio, così come la possibilità di passeggiare tra pecore ed agnellini (tantissimi, ovunque) con dei percorsi dedicati, totalmente indisturbati. Se si escludono i belati di disapprovazione delle mamme beeeee, ovvio!
Day 3: alla disperata ricerca della solitudine
Sentirsi una principessa tra le rovine del castello e una sguattera tra le erbacce ed i giardini incolti
Parcheggiare ed andarsene subito dopo aver letto il tariffario
Sedersi in mezzo al cerchio di pietre e percepirne tutta la spiritualità ✘
Provare a venire catapultati nel passato, visto che in Scozia non funziona (non funziona manco qui)
Voler piantare tenda all’Honister Pass e non venire più via
Resistere alla tentazione di rapire un agnellino
Guidare per strade assurde ed uscirne indenne
Day 4 -> Lake District
Nella programmazione del viaggio avevo dedicato il quarto giorno ad un piccolo tour letterario, che sarebbe poi proseguito il venerdì.
Il Lake District ha ospitato alcuni dei più grandi scrittori della letteratura inglese, come William Wordsworth e Beatrix Potter, e non potevo sfiorare le loro dimore senza fermarmi, per buona pace di Pavel.
Il cottage del poeta è qualcosa di straordinario ed il meraviglioso giardino che lo circonda sarebbe probabilmente in grado di far iniziare a scrivere versi anche a me!! È stata un’emozione fortissima e non è difficile capire dove il buon William trovasse tale ispirazione; abbiamo completato il giro che lo riguarda a Grasmere, prima salutando la sua tomba e poi percorrendo i vicoli che tanto amava.
Anche il cottage di Beatrix Potter, con buona parte del mobilio originale che pure l’ha ispirata per la creazione dei suoi dolcissimi animali antropoformizzati, è degno di nota, ma c’è molto meno da vedere ed è mooolto più affollato (e più caro). Diciamo che tra i due ho apprezzato di più il primo, anche se non ho potuto resistere ad acquistare una copia di “The tale of Tom kitten“, datato 1907.
Una bella svolta per una giornata iniziata tra le strade della pittoresca Ambleside, ma proseguita con una mega delusione… aver camminato per oltre un chilometro per raggiungere una grotta dove non siamo riusciti ad entrare. Senza contare che una ranocchia mi ha quasi attaccato (o forse no, ma non importa, ho la fobia e non doveva essere lì a sbarrarmi la strada).
In compenso le colline ricoperte di piccole campanule viola sembravano uscite da un sogno!
Credo che alla fine ciò che meno mi ha colpito siano proprio i laghi ed i paesini più turistici in loro prossimità, affollatissimi e spesso tutti uguali, senza carattere.
Day 4: mostri leggendari e dove trovarli
Sentirsi ispirati semplicemente camminando per dei giardini
Fare un pic-nic in riva al lago ✘
Trovare punti di vista panoramici da togliere il fiato su uno dei laghi ✘
Incontrare uno dei mostri che ti perseguitano dall’infanzia
Arrampicarsi all’avventura insieme a dei bambini versione scimmia ✘
Guidare sempre più convinta a destra ed uscirne indenne
Day 5 -> Yorkshire
Il nostro voler andare a mille sempre e comunque comincia a farsi sentire, ed il meteo certo non aiuta.
In realtà la giornata era partita bene, almeno me. La visita all’abbazia di Fountains ed i giardini reali di Studley mi hanno lasciata senza parole, ma le due ore e mezzo che gli abbiamo potuto dedicare non sono state lontanamente sufficienti. Chi se lo immaginava che il parco dei cervi occupasse qualcosa come 600 acri… dell’abbazia in compenso ho scattato foto di ogni angolo, ne parlerò approfonditamente sul blog molto presto.
I nuvoloni hanno retto non si sa come, ma non ci hanno risparmiato manco per scherzo durante lo stop lampo a Knaresborough, piccolo villaggio con un ponte da cartolina. Il tempo di scattare qualche foto, prendere una giubbata d’acqua e via, di corsa verso York.
Inutile dire che la città l’abbiamo vista in maniera moooolto approssimativa, ma da quel poco che ho potuto osservare non sono rimasta particolarmente colpita. La cattedrale è un capolavoro, ma i famosi shambles sono un’accozzaglia di souvenir che manco a Londra e un susseguirsi di negozi a tema Harry Potter e Game of Thrones. Bo.
E la conclusione della giornata in un ottimo pub, dove tutti si divertivano come pazzi alla quiz night mentre noi ci deprimevamo per l’ennesima sconfitta della Fiorentina, è stata la ciliegina sulla torta.
Sulla nostra camera però, su quella ho solo parole d’amore!
Day 5: dove cacchio sono finite le insegne storiche???
Vedere famiglie di cervi e scattare foto da cartolina ✘
Impazzire per i resti dell’abbazia
Replicare gli scatti dei vicoli di York che tanto avevo amato su Instagram ✘ ✘
Visitare la cattedrale ✘ e salire sulla torre ✘
Parcheggiare convintissima un po’ ovunque ed uscirne indenne ✘ ✘
Partecipare alla quiz night ✘ (ma alcune delle risposte le sapevo, giuro!)
Day 6 – Yorkshire
Oggi, finalmente direi, ce la siamo presi con tutta calma e ci siamo presi qualche libertà sul programma.
Il meteo continua a peggiorare per quello che dovrebbe essere l’arrivo, se ho ben capito, dell’hurricane Hannah (due uragani in due trasferte britanniche, ovvio) anche se la mattinata è trascorsa abbastanza liscia tra l’abbazia di Kirkstall, alla periferia di Leeds, ed una capatina calcistica al centro città. Dopotutto c’era un altro stop letterario da fare, e dovevo “allisciare” un po’ Pavel.
Che però è rimasto impressionato quasi quanto me dalla casa museo delle sorelle Brontë ad Haworth, un villaggio dello Yorkshire. È stata un’altra emozione fortissima per la sottoscritta, vedere le loro lettere e i luoghi dove hanno scritto e dove, purtroppo troppo presto, si sono spente. Anche in questo caso ne parlerò approfonditamente sul blog, sono troppe le cose da dire e non posso essere sbrigativa!
Il resto del pomeriggio è passato pigramente, tra un altro stop calcistico a Blackburn (dove ci hanno fatto vedere anche il campo) ed un po’ di shopping mancato. L’ultima giornata in quel di Liverpool si prospetta fredda e piovosissima, senza contare che la partenza è sempre più vicina. Sigh.
Day 6: I want to break free (from my own program)
Trovarsi imbottigliati nel centro di Leeds e spendere 3£ per nemmeno mezz’ora di parcheggio
Sognare di tornare indietro nel tempo ed essere una delle migliori amiche delle Brontë (o una semplice studentessa, va bene uguale)
Fare le moine (Pavel, non io eh) per convincere il tizio di turno a farci entrare nello stadio
Rimanere scioccata dalle periferie di certe città
Riacquistare il controllo dell’auto
Day 7 -> Liverpool, Chester
Hannah non é un uragano, ma una semplice tempesta. Semplicissima. Venti ad oltre 70 miglia orarie ed una pioggia incessante accompagnata da un vento gelido che ha portato la temperatura a 5 gradi, dai 23 dell’arrivo.
Potrete immaginare quello che è stata la nostra giornata, o per lo meno la gran parte. Perché non ne è andata dritta una che sia una.
È bastato guardare fuori dalla finestra appena svegli per renderci conto che non era proprio il caso di raggiungere il centro di Liverpool in treno come da programma, meglio in auto. Peccato che sì, il parcheggio l’abbiamo trovato agevolmente, ma:
– vento/pioggia ci hanno costretto in un luogo chiuso; niente musei però, abbiamo voluto contrastare il giramento ci palle circondandoci da gatti al Cat Cafe! Peccato che il tempaccio condizionasse anche loro, e che giusto un paio si siano degnati di alzarsi dalla cuccia nell’ora che siamo stati dentro;
– usciti e di strada verso la cattedrale, ci siamo resi conto che il giro della città in quelle condizioni non sarebbe stato possibile, quindi ci siamo rifugiati in un centro commerciale per riflettere sul da farsi; nel mentre, leggiamo su Twitter che la partita di League Two che Pavel stava aspettando da quando avevamo preso i voli è stata rimandata a martedì per impraticabilità del campo;
– abbattuti, decidiamo di lasciare Liverpool, con appena 8 foto scattate all’esterno, in buona parte di murales. Torneremo, sicuramente. Intanto però 11£ per poco più di 3 ore di parcheggio se li sono voluti, così come altre 4 per attraversare un tunnel.
Allo stadio siamo andati comunque, giusto per vedere di recuperare la spesa e comprare la 6° sciarpa del viaggio, e i tizi sono stati così carini da farci almeno vedere il campo.
Con il meteo che non accennava a cambiare, mi sono ricordata di Chester, sulla carta una sorta di York in miniatura, ed è lì che alla fine ci siamo diretti.
Scelta vincente, la prima della giornata! Tempo da cani, ma rifugiarsi nella sua magnifica cattedrale è stato bellissimo, così come camminare sotto i portici medievali dei vicoli del centro.
Il modo migliore per concludere un’avventura alla quale non so ancora dare una definizione.
Day 7: die another day
Realizzare che lasciare in macchina gli impermeabili e prendere gli ombrelli è stata una mossa geniale. Geniale
Visitare i docks di Liverpool ✘
Strapazzare un gatto ✘ ✘
Perdere la cognizione del tempo nel Cat Cafe
Guidare like a boss
Innamorarsi dell’unica città fuori programma
Non considerare l’Inghilterra per viaggi futuri, almeno per un po’