Pur essendo una delle nazioni più piccole d’Europa, è impensabile ritagliarsi meno di una decina di giorni per almeno tentare di scoprire alcuni dei gioielli che il Montenegro offre. Così come ci sono davvero pochi dubbi su quale sia il modo migliore per farlo: l’auto, o comunque un mezzo adatto che ti renda completamente indipendente di muoverti. Molto trafficato d’estate grazie al suo mare incredibile e a dei fiordi come non se ne trovano nel Mediterraneo, in realtà si tratta di una destinazione perfetta fuori dalla stagione estiva proprio per tutti i diversi scenari che offre. Il nostro viaggio è stato a cavallo tra ottobre e novembre 2022 e davvero non avremmo potuto sperare di meglio, tra un meteo quasi estivo ed un flusso di turisti davvero molto esiguo.
Non è tuttavia così scontato decidere cosa vedere in Montenegro. Sicuramente è il paradiso per gli amanti della natura, con delle cittadine costiere che faranno amare il mare anche a chi di solito non ne va pazzo (tipo la sottoscritta) e delle strade di montagna da brividi ma anche per questo indimenticabili. Non mi sto a dilungare troppo sui laghi, in primo il Lago di Scutari, il cui paesaggio cambia man mano che gli si gira intorno. E poi ci sono loro, le città, che qui assumono una valenza quasi da comparsa. La capitale in particolare, Podgorica, che capitale lo è stata per relativamente pochi anni, per molti non sarebbe certo una tappa da includere, eppure su di me la sua architettura in gran parte brutalista ha avuto un richiamo impossibile da ignorare. O Nikšić, vista di sfuggita ma che, a differenza di Podgorica, mi ha lasciato più volte col magone. Insomma, non c’è niente che lasci indifferente, nel bene o a volte nel male.
Il nostro itinerario di una nove giorni, con Podgorica come punto di partenza e arrivo, è perfetto per rendersene conto.
Cosa vedere in Montenegro
Giorno 1: Podgorica
Il nostro volo Wizzair da Bologna a Podgorica partiva all’alba e ci ha permesso di avere l’intera giornata da dedicare alla capitale del Montenegro, che si trova nel cuore dell’unica area pianeggiante di tutto il Paese. La città riveste tale ruolo solo dal 1946, quando in realtà si chiamava Titograd in onore dell’ex presidente della Jugoslavia, il maresciallo Josip Broz Tito. “L’investitura”, se così vogliamo chiamarla, arrivò quindi al termine della seconda guerra mondiale, durante la quale Podgorica venne bombardata 70 volte. Non c’è quindi da stupirsi se di “classico” o antico c’è rimasto veramente poco, il centro storico per come lo intendiamo non esiste ma in compenso ci sono vari punti di interesse che aiutano a scoprire la storia e l’evoluzione della città.
Stara varoš, la città vecchia, è dove sono conservati i monumenti più antichi, di epoca ottomana, come la Torre dell’Orologio, i pochi resti della fortezza alla confluenza dei fiumi Ribnica e Morača, il vecchio ponte sulla Ribnica. Nello stesso quartiere si trova il vivace mercato cittadino coperto, disseminato anche da piccoli locali che servono cibo tipico. Davvero meritevoli sono le costruzioni più recenti, come il moderno Most Milenijum (ponte del Millennio) o l’imponente Saborni Hram Hristovog Vaskrsenja (Cattedrale della Resurrezione) che rappresenta il più grande edificio religioso della chiesa serbo-ortodossa del Montenegro; interessante non solo dal punto di vista architettonico e per l’oro che regna incontrastato (il Tempio di San Sava a Belgrado insegna), vale la pena fermarsi al suo interno ed osservare attentamente i non proprio così comuni affreschi.
Ancora di più mi è piaciuta la piccola Crkva Svetog Đorđa (Chiesa di San Giorgio), deliziosa chiesetta circondata dagli ulivi lungo la camminata che porta sulla collina Gorica, da cui la città prende il nome; addentrandosi più nel parco, si trova anche lo spomenik (monumento) dedicato ai partigiani caduti in guerra, molto suggestivo. Altro parco che merita una visita è il Park Petrovića con all’interno il Palazzo Reale, o meglio la residenza invernale voluta da Nicola I Mirkov Petrović-Njegoš di Montenegro nel 1891, oggi trasformato in museo d’arte contemporanea. L’edificio sorge, così come la cattedrale ortodossa, nella “città nuova”, fatta spesso di enormi palazzine di cemento di scuola socialista.
Una passeggiata io ce l’ho fatta più che volentieri (era una delle ragioni per cui volevo passare da qui in realtà), negli anni e a forza di girare per i Balcani e in Repubblica Ceca ho sviluppato una vera e propria passione per questo tipo di architettura e Podgorica offre spunti in abbondanza. Trg Republike (piazza centrale), l’Hotel Podgorica, il centro sportivo Morača, la sede della radio televisione montenegrina nel quartiere di Kruševac ed il Blok 5 sono gli esempi migliori.
Cercando attentamente, in centro si trova anche qualche esempio di street art come ad esempio tra i piloni del Pjesacki most, dove semi-nascoste ci sono la Biblioteca Karver e la Caffetteria Itaka, oppure nel piccolo Podgorički park, parco stretto tra il Ponte del Millennio ed il pedonale Ponte di Mosca.
Giorno 2: spomenik di Barutana e lago di Scutari
In una città come Podgorica, specialmente se si alloggia in centro, non c’è bisogno di un auto. Auto che abbiamo noleggiato, dovendo però tornare necessariamente in aeroporto per farlo, la mattina del secondo giorno. Purtroppo i mezzi che collegano la città con lo scalo internazionale sono rarissimi e si limitano a qualche autobus giornaliero, il modo più veloce è affidarsi ad uno dei molti taxi che in una ventina di minuti e con una spesa di 15€ (ottobre 2022) renderanno il tutto piuttosto indolore.
Chiusa questa piccola parentesi, la prima tappa fuori della capitale del nostro itinerario mirato ad esplorare il meglio del Montenegro ci ha portato ad uno degli spomenik più iconici del Paese nel piccolo villaggio di Barutana. Spomenik palim borcima Lješanske nahije è dedicato ai militari e civili della regione di Lješanska Nahija caduti nelle 3 sanguinose guerre del XX secolo che si sono abbattute sui Balcani. Sono appunto 3 le alcove attraverso le quali il percorso si snoda fino ad arrivare all’anfiteatro centrale, dove svetta una torre. Negli ultimi anni l’interesse, e di conseguenza la cura, intorno al possente monumento è aumentato e lo stato generale è piuttosto buono.
Barutana si trova di strada tra Podgorica ed il punto panoramico di Pavlova Strana, una delle “terrazze naturali” più suggestive per contemplare per la prima volta il Lago di Scutari. In particolare, da qui si può ammirare la curva che il fiume Rijeka Crnojevića fa prima di immettersi nell’immenso bacino d’acqua. Di ciò che è lo Skadarsko Jezero avevamo avuto un assaggio dall’aereo, ma vederlo da tale prospettiva fa tutt’altro effetto. Da Pavlova Strana in poi è un susseguirsi di scorci, uno più bello dell’altro. Carino il paesello di Rijeka Crnojevića grazie al Ponte di Danilo, ma rimane principalmente una rimessa a cielo aperto di barchette che portano alle decine di isole che popolano il lago. Idem per Virpazar, più grande e decisamente più affollato, sede del Centro Visitatori del Parco Nazionale del Lago di Scutari (Patrimonio UNESCO del Montenegro) ed al cui centro svetta lo Spomenik Revolucije, unica ragione per la nostra breve sosta. Ho letto di recensioni contrastanti sui giri in barca ma non saprei dare un consiglio in proposito, rimango convinta del fatto che il lago sia più apprezzabile dalle montagne circostanti e che girarci intorno in auto rimanga l’opzione migliore.
Altrimenti non ci saremmo mai trovati a sorseggiare succo di melograno appena spremuto ed assaporare formaggi e salumi locali preparati da un barettino (Macalov Brijeg) dotato di una manciata di tavolini lungo strada con vista incredibile sulle colline che spuntano dalla superficie dell’acqua. O non avremmo mai imboccato la strada assurda disseminata di ciuchini verso Murići Beach, dove non avremo trovato barche per l’isola di Beška, ma in compenso abbiamo potuto immergere almeno un piede nelle acque cristalline del lago. Ciliegina sulla torta, tramonto sullo Skadarsko Jezero dal punto panoramico alto ben 916m di Stegvas, ad una manciata di chilometri dall’Albania.
Giorno 3: Ulcinj, Stari Bar, Budva
Ad una manciata di chilometri dall’Albania è anche la cittadina fortificata di Ulcinj, Dulcigno in italiano.
Vie ed indicazioni in doppia lingua, panifici con prodotti “misti”, nomi delle attività in minoranza slavi e qualche moschea qua e là indicano subito che la maggioranza della sua popolazione è appunto albanese. Famosissima per le sue spiagge (Velika Plaža soprattutto) più che per le sue origini che risalgono addirittura al V secolo, in bassa stagione è sembrata piuttosto abbandonata a se stessa ma pur sempre estremamente affascinante. Immaginati una possente fortezza a picco sull’acqua (non a caso i pirati la usavano come rifugio) invasa da scale, rampe di scale ripide ovunque, cosa da tenere a mente se si prenota una struttura all’interno del centro storico. Interessante il museo cittadino con i resti illiri, anche se sono le viuzze e gli scorci che regalano a renderla unica. Menzione speciale per un altro iconico spomenik del Montenegro, incastonato in un quartiere residenziale con vista Mala Plaža.
Ad una trentina scarsa di chilometri a nord, Antivari Vecchia (Stari Bar) si è rivelata una delle tappe che di più abbiamo amato, e non solo per quello che si dice essere tra gli ulivi più antichi al mondo. Spesso tagliata fuori dagli itinerari in Montenegro, forse perché vicino al mare ma non la classica cittadina di villeggiatura, è una perla di rara bellezza. Suggestiva lo è già la salita che conduce alle sue porte, piena di ristorantini tipici e gatti; una volta entrati, si ha un assaggio di secoli di storia grazie al mix di rovine di epoca bizantina, romana e turca scoperti solo in parte, visto che c’è ancora tantissimo da scavare. Meravigliosa davvero.
Di tutt’altra pasta è invece Budva, lei sì tra le cittadine di villeggiatura più affollate del Montenegro in qualsiasi stagione. I numerosi e colossali hotel, insieme ai locali notturni e le spiagge spesso private, rischiano purtroppo di mettere in secondo piano un centro storico piccolo ma davvero pittoresco. Non nascondo che la difficoltà nel trovare parcheggio (a fine ottobre!!) ci aveva quasi fatto desistere dal visitarla, e sarebbe stato un errore madornale. Anch’essa fortezza sul mare come Ulcinj, sebbene le sue mura rimangano ad altezza dell’acqua, regala tramonti straordinari ed un labirinto di vicoli dove si nascondono bellissimi edifici e tantissimi gattini. A mio avviso, nonostante il contorno, vale un paio d’ore del tuo tempo più della ormai famosa ed esclusivissima Sveti Stefan.
Giorno 4: Grotte di Lipa, Cetinje, Monte Lovćen
Il quarto giorno del nostro itinerario in Montenegro ci ha visto tornare nell’entroterra per dirigerci verso la vecchia capitale Cetinje.
Prima di dedicarci a lei, siamo voluti rimanere fedeli a quella che ormai è diventata una tradizione nei Balcani, ovvero fare una puntatina nel sottosuolo. Vicinissima alla città, la Grotta di Lipa è l’unica del Paese (che di grotte ne è ricchissimo) aperta ai visitatori e tra le più grandi; esperienza fantastica e molto diversa da tutte le altre, anche considerando che nella stessa giornata siamo saliti a quasi 2000 metri di quota.
Con i suoi palazzi eleganti e dall’architettura davvero notevole, Cetinje ha decisamente più l’aria di capitale rispetto a Podgorica. L’antico monastero, il Museo Nazionale del Montenegro ed il Palazzo blu, residenza del presidente, non fanno altro che confermare la centralità che la città possiede ancora oggi. Cetinje (Cettino in italiano) sorge ai piedi del Monte Lovćen, cima che sfiora appunto i 2000 metri ed in prossimità della quale è stato costruito il mausoleo più alto al mondo, quello dove riposa una delle figure più importanti della storia montenegrina, Petar II Petrović-Njegoš. Poco adatto a coloro che soffrono di vertigini, rimane una tappa imprescindibile sia per l’imponenza che per il luogo in cui sorge. La vista durante il tratto in auto ed una volta raggiunta la cima è indescrivibile.
Giorno 5: le bocche di Cattaro e Perast
Il Montenegro viene spesso identificato con i suoi fiordi, in particolare con le Bocche di Cattaro, sito patrimonio UNESCO e tappa obbligata di tutte le crociere sull’Adriatico. Croce e delizia di una cittadina, Cattaro appunto, davvero incantevole ma spesso travolta dalla marea di turisti che scendono per qualche ora dai colossi del mare. Purtroppo per loro, arrivando dall’acqua si precludono il brivido di raggiungere Kotor in auto dal Parco nazionale del Lovćen, con una serpentina da 25 curve al cardiopalma. Un itinerario in Montenegro fuori stagione significa anche averla (quasi) tutta per sé e poterne apprezzare ogni angolo oltre a quelli più blasonati come le imponenti mura veneziane o le chiese. Non che ciò corrisponda ad un abbassamento dei prezzi, decisamente più alti rispetto al resto del Paese, o al non imbattersi in visitatori provenienti da tutto il mondo. Per me il combo mix di architetture/gatti in ogni angolo rimane imbattibile.
Cattaro non è l’unica cittadina ad affacciarsi sulle omonime Bocche, anche se di certo è la più famosa. Fare base a Perast o ancora meglio a Risan è economicamente più vantaggioso, sia che si parli di vitto che di alloggio. Sempre da tenere presente il “fattore scale”, sono tutti villaggi stretti tra il mare e la montagna, con pochi parcheggi e moltissime “arrampicate”. Perast è conosciuta per la Chiesa della Madonna dello Scarpello, edificio sacro che sorge su un’isoletta artificiale raggiungibile solo in barca, quindi aspettati di essere fermato più e più volte da qualche locale che cerca di convincerti a scegliere la sua. Puoi trovare qualche informazione in più sul post dove ho raccontato le mie impressioni sul Montenegro. Spoiler: ne vale la pena, eccome.
Giorno 6: Risan, Herceg Novi, Nikšić
Risan si è rivelata un’ottima alternativa alle vicine località costiere per quanto riguarda il buon cibo a prezzi più convenienti. Non è per questo che ci si ferma di solito, e non è nemmeno per la mega panchina in riva al mare! Nel piccolo museo sono conservati dei mosaici romani, ma il prezzo ci è sembrato decisamente alto rispetto ad altri, forse perché noi italiani siamo abituati a “panorami” simili. Personalmente non ci tornerei.
Discorso diverso per l’ultima cittadina che si affaccia sulle Bocche di Cattaro, e che mi ha trasmesso un’atmosfera molto diversa rispetto a tutte le altre: sicuramente meno turistica e più vissuta dalle persone del posto, Herceg Novi (Castelnuovo) è anch’essa un piccolo gioiello. La quantità di scale, quelle sì che le hanno tutte in comune, ma il porticciolo con la passeggiata lungomare condita da qualche bouganville e le due massicce fortezze la contraddistinguono. Siamo più a nord rispetto al punto più meridionale della Croazia, la Bosnia Erzegovina è ad una manciata di chilometri, e tanto basta ad Herceg Novi per trasmettere vibrazioni più “mediterranee”, se così vogliamo dire.
La strada che dalla costa sale verso Nikšić regala dei panorami sulle Bocche di Cattaro davvero indimenticabili, così come lo sono (di nuovo, per chi ama quel tipo di architettura) gli spomenik incontrati durante il tragitto, in particolare il complesso di Grahovo. Non posso certo dire di aver avuto modo di visitarla Nikšić, ci abbiamo passato la notte ed abbiamo dato un’occhiata al centro avvolto nell’oscurità della sera, ma è una classica città industriale dove il cemento regna sovrano e dove, purtroppo, riappare lo spettro del randagismo selvaggio che tanto mi aveva sconvolto in Serbia. Probabilmente ciò per cui il centro urbano è più conosciuto è l’omonima birra Nikšićko, che però si può trovare ovunque in Montenegro.
Giorno 7/8: Parco Nazionale del Durmitor
Proprio perché il territorio del Montenegro è quasi interamente ricoperto di montagne, non avrei dovuto stupirmi/sconvolgermi di fronte ad alcune delle strade che abbiamo percorso per arrivare, da Nikšić, fino alla cittadina di Žabljak, nel cuore del Parco Nazionale del Durmitor. Attraversare tunnel che sembravano appena stati scavati nella roccia, o combattere con il continuo senso di vertigine nel tentare di poter anche solo buttare un occhio allo spettacolo che si apriva continuamente sotto di noi, specialmente nei dintorni del lago Piva, è stata una sorta di tortura per la sottoscritta, ma il tutto si è rivelato così incredibile che lo ripartirei immediatamente.
Ciliegina sulla torta, chilometro dopo chilometro si arriva ad un punto dove si è già talmente in alto che il susseguirsi di minuscoli villaggi “pianeggianti” non permettono quasi di realizzare di essere già all’interno del parco, e poco a poco le vette più alte si materializzano davanti a te dal nulla. Non credo di riuscire ad esprimere a parole lo stupore e la meraviglia di ammirare così da vicino, comodamente seduti in auto, Prutaš e Sedlo, riconoscibilissime e prontamente segnalate da delle cornici in legno in corrispondenza dei punti più panoramici. Unico piccolo rammarico, i laghi glaciali quasi completamente asciutti. Tra loro il più famoso è il Crno Jezero, o Lago Nero, che in realtà è composto da due laghi perfettamente rotondi e di un turchese abbagliante. Quando c’è acqua abbondante i due specchi d’acqua si fondono, noi però li abbiamo visti ben divisi al punto di poter attraversare proprio la striscia di terra che normalmente sarebbe sommersa. A differenza delle altre aree del Parco Nazionale del Durmitor, l’accesso al Lago Nero è a pagamento, così come lo è il parcheggio; ma ritengo sia impensabile non includerlo tra le tappe di cosa vedere in Montenegro.
Žabljak è il centro abitato più grande della zona, dove gli “scheletri” del passato, ancora presenti sottoforma di enormi hotel ormai abbandonati, stanno facendo spazio a costruzioni più piccole e moderne, tipo le piccole casette di legno come quella che abbiamo scelto noi per i due giorni nel parco. È anche il punto perfetto per visitare i dintorni, che vantano il canyon più profondo d’Europa. Gli amanti dell’avventura e dell’adrenalina di certo non potranno non spingersi fino al super instagrammato ponte di Đurđevića, non solo per la vista che regala sul fiume Tara, ma anche per le zip line o la possibilità di fare rafting. Io nel mio piccolo mi sono limitata ad attraversare il ponte cercando di non svenire…
Per chiudere in bellezza, all’interno del parco patrimonio UNESCO del Montenegro si trova un altro sito UNESCO, rappresentato dalle pietre tombali di origine medievale comunemente chiamate Stecći. Quelli presenti in zona sono liberamente accessibili e sono sparsi nell’area pianeggiante ai piedi delle montagne, dove si possono ammirare anche alcuni dei laghetti glaciali. Gli Stecći non sono prerogativa del Montenegro, che li condivide con altri Paesi dell’area balcanica (principalmente la Bosnia Erzegovina).
Giorno 9: Nikšić (spomenik), Monastero di Ostrog, Podgorica
Dal nostro itinerario di 9 giorni alla scoperta del Montenegro è rimasta tristemente fuori tutta la parte est, che si contraddistingue soprattutto per la presenza del Parco nazionale della Foresta di Biograd. Visto che il tempo a disposizione non ci avrebbe permesso una visita degna di questo nome, di ritorno verso Podgorica abbiamo quindi optato per la strada più veloce per due ragioni: fermarci rapidamente a Nikšić e raggiungere il monastero di Ostrog.
Il ritorno a Nikšić non è fondamentale, a meno che tu non sia a caccia di spomenik ed in quel caso è impensabile non fare visita a quello sulla collina di Trebjesa, tra i più iconici del Montenegro. Ciò che è veramente impensabile, al di là degli interessi e della fede religiosa, è non salire fino al Monastero di Ostrog, tra le mete di pellegrinaggio più importanti di tutta l’ex Jugoslavia.
Al Montenegro i suoi tesori gli piace custodirli bene, per cui raggiungere il monastero si trasforma in una sorta di avventura, vista la strada nuovamente ricavata sulla parete della roccia che con il salire si fa sempre più stretta, ed un manto stradale in condizioni non ottimali. Ma hey, ci arrivano gli autobus, vogliamo non arrivarci noi in macchina? Lo spettacolo che si para davanti è, nemmeno a dirlo, di quelli che tolgono il fiato: un imponente edificio scavato nella roccia, impreziosito da piccole cappelle affrescate e dalle reliquie di San Basilio, a cui vengono attribuiti molteplici miracoli. Visitare Ostrog fuori stagione è preferibile, perché la quantità di gente che arriva alle sue porte è spesso così numerosa da convincere i visitatori meno interessati a tornarsene indietro.
Le ultime ore trascorse nella capitale ci sono servite per fare qualche acquisto culinario e dedicare un’altra visita alla Cattedrale della Resurrezione di Cristo. In alternativa alla città, ci sono due piccoli monasteri che vale la pena di visitare lungo il tragitto, quello di Ždrebaonik a Danilovgrad e quello di Dajbabe a Podgorica. Il tempo a disposizione nell’ultima giornata dipende ovviamente da come si è arrivati in Montenegro e se in aereo, a che ora c’è il volo di ritorno. Nel nostro caso, Wizz Air oltre ad arrivare presto rientra tardi, esattamente come vorremmo succedesse sempre!
L’aeroporto internazionale di Podgorica si trova piuttosto vicino al centro città ed è piuttosto piccolino, non sono in molti a decidere di noleggiare un auto (ma se vuoi farlo, prendila col cambio automatico!) e la resitutizione del veicolo ruba relativamente poco tempo in bassa stagione. La situazione potrebbe cambiare in estate, quando le dimensioni dello scalo e la presenza di poche agenzie di noleggio potrebbero diventare un problema. Tienilo a mente durante l’organizzazione del tuo viaggio in Montenegro.