Da piccolina sognavo di trovare sotto l’albero di Natale il pacco più grande in assoluto.
Doveva battere quello di tutti gli altri, oltre che ovviamente contenere qualcosa che desideravo da tanto ma che, allo stesso tempo, non mi sarei del tutto aspettata di ricevere. Lo so, bambina di poche pretese.
Col passare degli anni sono diventata meno schizzinosa però. Spero sempre di trovare un regalo speciale, ma le dimensioni ormai non contano più. Tanto che il mio preferito è diventato addirittura invisibile. O meglio, intangibile.
Che bisogno c’è di stampare la prenotazione di un biglietto aereo, quando il codice di conferma è già al sicuro nella casella mail?
La faccenda era molto più “romantica” all’inizio, giuro. È nato tutto dal mio “buon cuore”.
C: “Che dici se la tu mamma, invece di spende ‘na fracassata in robe che un ci servono/garbano/rimangono nel mezzo, ci regalasse un volo a poco? Lo dico per lei eh, mi dispiace che butti i soldi così“.
P: “Ma lo sai che hai ragione? Glielo chiedo“.
Questo oltre 3 anni fa.
Gliel’ha chiesto, le è andata bene, e sono 4 Natali che riceviamo biglietti aerei. Accompagnati dai soliti immancabili troiai che non ci servono/garbano, però meno dispendiosi e più piccoli, almeno quello.
Il regalo sarà anche il suo, ma le scelte di meta e periodo sono nostri.
Ci siamo accorti, meglio tardi che mai, che viaggiare nel sud dell’Europa a fine gennaio è una delle “idee” più esaltanti (e sì, più ovvie) che potessimo avere. Tranne il 2017 in una piovosa ma sempre bellissima Edimburgo, i fine settimana a Siviglia ed Atene sono stati quasi perfetti. Poca gente in giro, relativa pace, clima quasi primaverile.
Per il primo viaggio di questo 2020 abbiamo deciso di rimanere a quelle latitudini e finalmente andare alla scoperta di una città che avevamo nel mirino da molto, ma che aveva sempre sparato alto a prezzi. Fino allo scorso ottobre, almeno.
Prossima fermata: Lisbona!!
Da Lisbona mi aspetto che…
… confermi tutto ciò di bello che ho letto in questi mesi.
Magari lasciando il brutto da parte, forse il periodo lo consente.
Sembra infatti che orde di turisti scatenati si siano riversate anche nella capitale portoghese, ed è questo l’unico aspetto che mi preoccupa. Partirne consapevoli è il primo passo da fare per non rimanere troppo delusi una volta sul posto. Non potrà essere peggio del centro di Praga in estate in fondo… Credo di essere capace di scappare dalle trappole per turisti, o scegliere un ristorante che serva roba buona e genuina.
Parlando di bello, non vedo l’ora di passare in rassegna gli edifici ricoperti di graffiti e di azulejos. Pare che ne troveremo a vagonate di entrambi, e so già che la mia cara Sony avrà molto da lavorare. La street-art è una delle ragioni per cui sono così emozionata all’idea di questo viaggio, anche se di getto uno non penserebbe mai che Lisbona ne sia così ricca.
Per me che sono un’amante di punti panoramici, sembra proprio che sarà un’impresa raggiungerli tutti, lasciamo stare scegliere il migliore. Per non parlare dei mercati gastronomici, anche se il tempo a disposizione non ci permetterà di provarli tutti. E dire che stavolta abbiamo quasi 3 giorni pieni, una sorta di miracolo. Eppure ho l’impressione che non saranno neanche lontanamente abbastanza…
L’organizzazione ideale del nostro fine settimana
C’è una storia dietro il desiderio spesso latente di visitare Lisbona, una storia che va indietro di tanti(ssimi) anni.
Era il 1998, facevo le scuole medie e un mio compagno, non ricordo se d’estate o per il ponte di Pasqua, andò in Portogallo con la famiglia. Non ricordo nemmeno se fui io a chiedergli di mandarmi una cartolina, ma tant’è. Mi arrivò quest’immagine che ritraeva il Monumento alle Scoperte illuminato da una luce violastra. Un’enorme statua che raccontava una storia molto più grande di quanto la me tredicenne potesse probabilmente concepire. E fece breccia.
Il programma del venerdì: Belém, street-art, forse traghetto, stadio
Sono 22 anni che quella cartolina la custodisco nel cassetto della scrivania, e mi sembra doveroso cominciare l’esplorazione di Lisbona proprio dal quartiere di Belém. Il Monumento, l’omonima torre, il lungofiume, il Monastero dos Jerónimos, possibilmente il MAAT, qualche pasteis de nata tra una visita e l’altra. Vorrei poi immergermi nella versione più hipster ed alternativa della città facendo tappa alla LX Factory, una ex fabbrica riconvertita ed oggi uno dei luoghi più cool della capitale.
È vero che arriveremo già alle 9, ma è altrettanto vero che non ho idea di quanto ogni visita potrà impegnarci. Quindi, idealmente, dico che mi piacerebbe anche attraversare il Tago, costeggiare il Ponte 25 Aprile e raggiungere il Cristo Rei sull’altra sponda. In alternativa, visto che ci siamo già accaparrati due biglietti per la partita di Primeira Liga per il derby Benfica–Belenenses, potremmo virare sul vicino Bairro Padre Cruz, un quartiere affatto turistico ma che nel 2016 è stato completamente stravolto dal Festival de Arte Urbana LX. Sono oltre 50 gli enormi murales apparsi come per magia a ravvivare le grige mura delle palazzine popolari.
Il programma del sabato: miradouros e i quartieri del centro
Cartoline e ricordi nostalgici a parte, sono le foto delle case, dei loro colori, delle loro imperfezioni quelle che mi hanno davvero conquistato. Per questo non vedo l’ora di infilarmi in ogni vicolo di Alfama, lo storico quartiere dei pescatori, e Mouraria, quello arabo. Per poi proseguire con la Baixa, il Chiado ed il Bairro Alto. Non so in quale ordine in realtà, vedremo sul momento.
Il centro di Lisbona è anche “territorio” di miradouros e elevadores, ovvero punti panoramici da sogno e scenografici ascensori per far fronte agli enormi dislivelli che si presentano in città. Sapevate che sorge su 7 colli proprio come Roma (ed Edimburgo, tra le altre)?
Inutile dire che la parte centrale custodisce tutti i monumenti più importanti, non sto ad elencarli tutti. Nella mia top 3 ci sono Praça do Comércio, Sé de Lisboa (la cattedrale) ed il Castelo de São Jorge. Uno dei must gastronomici è il Time Out market, ma per il pranzo abbiamo scovato un ristorantino che serve un polpo arrosto da svenire. Non può poi proprio mancare andare a caccia souvenir, sembra che insieme alle solite cinesate ci sia una bella scelta di prodotti originali ed artigianali.
Il programma della domenica: quel che resta
Appurato che, stavolta come non mai, non riesco a rendermi conto delle distanze e di quanto tempo una certa zona potrebbe richiedere, e dando per scontato che tra il venerdì ed il sabato riusciremo a completare il centro, vorrei lasciare per la domenica il Museu Nacional do Azulejo. Le splendide mattonelline di ceramica sono diventate una sorta di ossessione da quando ne ho fatto scorpacciata Siviglia. Non lontano si trova anche il quartiere di Marvila, che nel 2017 ha subito lo stesso “restyling” del Bairro Padre Cruz. Street-art a a gogo.
La parte nuova, Parque das Nações, costruita in occasione dell’Expo 1998, temo invece che dovremo lasciarla per un’altra volta. Non tanto per l’acquario, che credo sia il più grande d’Europa, ma per la funicolare con vista sul bellissimo Ponte Vasco da Gama e per gli edifici realizzati da architetti di fama mondiale, tra cui Santiago Calatrava.
Insomma, di carne al fuoco ce n’è in abbondanza, ed io sono prontissima a lasciarmi travolgere dal Lisbona!
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