Storie di confine, storie di città sorelle: Görlitz e Zgorzelec

I confini ed i territori di confine mi hanno sempre terribilmente affascinato.
Così come mi ha entusiasmato, dalla nascita dell’Unione Europea, il poter entrare in una delle nazioni “sorelle” via terra quando e quanto volessi, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Libertà che sembrano piccole e scontate, ma che spesso (ed ancora per molti) non sono né le une né le altre.

In questa mia percezione credo che un ruolo decisivo l’abbia giocato un grosso spavento preso in piena età adolescenziale, quando durante una gita in Slovenia mia mamma si dimenticò a casa la mia carta d’identità, ed io in lacrime convinta che alla dogana non mi avrebbero permesso di proseguire. Nel caso ve lo stiate chiedendo sì, mi fu concesso passare e non venni privata di una delle primissime puntate all’estero: una mattinata scarsa a Portorose a mangiare pesce e vedere gli altri che entravano ed uscivano dal casinò. Non proprio il massimo, ma allora per me aveva significato il mondo.
Soffrire di wanderlust e non saperlo.

Da toscana, i confini “veri” non ce li ho proprio dietro l’angolo, escludendo giusto San Marino
dove ormai potrebbero darci la cittadinanza onoraria. Tutt’altro discorso vale invece per la mia seconda casa, Teplice, una città vicinissima al confine tedesco e non particolarmente lontana nemmeno da quello polacco. La “scoperta” dell’esistenza di una più che ovvia (e facilmente raggiungibile) triplice frontiera tra i tre stati mi aveva emozionato all’inverosimile, e visitarla è stata la realizzazione di un piccolo sogno. Così come si è rivelata unica la visita a due città sorelle, una volta unite, a cavallo proprio tra Germania e Polonia: Görlitz o Zgorzelec, chiamatele un po’ come preferite.

Triplice frontiera Repubblica Ceca-Germania-Polonia profilo

Storie di confine: la triplice frontiera tra Repubblica Ceca, Germania e Polonia

Sono appena 95 i chilometri che dividono Teplice dalla triplice frontiera, che in terra ceca viene identificata col paesino di Hradec nad Nisou. È la Lužická Nisa, il fiume che come Görlitz/Zgorzelec cambia nome a seconda di dove la si guardi, la protagonista assoluta: nasce sì nei pressi di Liberec, ma segna per quasi 200km il confine naturale tra Germania e Polonia; il ruscellino tra Polonia e Cechia, suo affluente, è al contrario davvero di poco conto e marca la frontiera per 3km scarsi.

Parcheggiamo di fianco all’ultimo benzinaio made in CZ e percorriamo a piedi un breve tratto che ci porta in pochissimi minuti lì, nel punto dove i tre paesi si incontrano, il punto dove l’Oldřichovský potok (o Lubota, è lo stesso) si fonde col Neiße/Nysa Łużycka/Lužická Nisa. L’emozione viene appena affievolita nel notare che, a differenza delle enormi bandiere ceca e polacca, quella tedesca è assente ingiustificata. Non è l’unica “mancanza” a dire la verità: tavolini e sedie da picnic ospitano qualche ciclista in Cechia, un’enorme croce sorge accanto al monumento che celebra l’unità delle tre nazioni in terra polacca (recitando testualmente nelle tre lingue “Qui l’Europa cresce insieme“), in Germania invece tutto tace. Spoglia, deserta, alquanto triste. Nemmeno un ponticello centrale che permetta di attraversare la Nisa, tanto che un paio di ragazzi decidono sia più semplice guadare il fiume.

Facciamo varie foto di rito e mentre la guardo riconosco che sì, quell’enorme bandiera bianca, rossa e blu ormai è un po’ anche mia. Attraverso più volte di quanto possa avere umanamente senso il mini ponte CZ/PL, mi improvviso fotografa per altri turisti, ma nella mia testa continuo a ripetermi quanto sia fortunata. Qui, in questo triangolo di terra diviso tra tre nazioni, possiamo davvero sentirci liberi.

storie di confine Repubblica Ceca Polonia Germania

Storie di città sorelle: Görlitz e Zgorzelec

Görlitz ed i primo impatto

Dal trojmezí, attraversiamo Zittau ed in meno di un’ora arriviamo a Görlitz, sponda tedesca.
Piove come se non ci fosse un domani, il mio stomaco comincia a brontolare e tutto l’entusiasmo accumulato poco prima finisce nei tombini insieme alla pioggia. Senza contare che non so dove sbattere la testa, non mi sono documentata per niente sulla città… nel piano originario avremmo dovuto fare il giro al contrario, passando da Dresda e concentrandoci principalmente su Bautzen. A posteriori, anche il solo pensare di poter toccare i due centri sassoni in un solo giorno è da fuori di testa. E comunque il perchè la Sassonia sia così poco considerata dal turismo non lo capirò mai.

Parcheggiamo agilmente ed attraversiamo una piccola ma graziosissima galleria commerciale che ci conduce nel cuore della città, al cospetto del tribunale e della sede centrale della posta. Incredibilmente il cielo comincia ad aprirsi ed anch’io mi rilasso. Google Maps alla mano, cominciamo l’esplorazione ma prima… cibo!! Nei pressi della prima delle tre torri cittadine perfettamente intatte, la Dicker Turm (letteralmente, torre grassa), c’è l’imbarazzo della scelta: io opterei per la kartoffelhaus (la casa delle patate, adoro!) ma Pavel proprio non ci sente da quell’orecchio, e come ogni volta che mettiamo piede in Germania finiamo con un kebab/dürüm tra le mani… il mio è così mostruosamente gigante che non riesco nemmeno a finirlo.

Finalmente soddisfatti e pieni fino a scoppiare, arriviamo in Obermarkt, una delle piazze principali, dove si trova anche la seconda torre, la Reichenbacher Turm, che all’interno ospita una minuscola esposizione. Saliamo in cima, ma la vista pur essendo carina non è certo indimenticabile. Ai piedi della torre sorge il Museo di cultura e storia (Kulturhistorisches Museum) , circondato da un parchetto con delle installazioni piuttosto singolari.

L’anima di Görlitz

I musei (ce ne sono davvero tanti) per mancanza di tempo e scarsità di informazioni siamo costretti a saltarli a piè pari, e decidiamo di concentrarci su monumenti ed architettura. Görlitz nel corso dei secoli è stata modellata da molteplici culture e tradizioni, e le impronte slesiana, soraba e lusaziana sono ancora molto marcate. In più la II guerra mondiale l’ha risparmiata in larga parte, e se è vero che dopo la riunificazione della Germania è stata rimessa a nuovo (tanto da essere oggi considerata uno dei centri meglio conservati del paese), non sono stati molti gli interventi profondi necessari. Torri e coloratissimi palazzi la fanno da padrona, ma a me a colpirmi sono stati in primis  gli edifici sacri, o meglio le chiese evangeliche.

Non è certo stata la mia prima volta all’interno di una chiesa luterana, eppure non ricordo di esserne mai rimasta così affascinata. La Chiesa della Trinità (Dreifaltigkeitskirche), col suo aspetto apparentemente austero (soprattutto all’esterno), è stata una scoperta stupefacente; i suoi soffitti e le sue arcate, il pulpito completamente decentrato rispetto all’altare principale, le panche in posizione totalmente “anarchica” rispetto a quelle dei “nostri” luoghi di culto, l’organo. Ho storto il naso quando ho notato la richiesta di 1,50€ per fare foto all’interno, ma dopo esserci entrata gliene avrei dati anche il doppio.
La Dreifaltigkeitskirche sorge all’imbocco della Brüderstraße,filo diretto col cuore della città, Piazza del mercato superiore (Untermarkt). Ecco, credo che sia quei che mi sono definitivamente innamorata di Görlitz.

Il cuore di Görlitz

Undermarkt è divisa in due da una fila di palazzi (non a caso chiamati in tedesco die Zeile) adibiti ad hotel e ristoranti. Nella parte inferiore troneggia il vecchio municipio in stile rinascimentale, con la bellissima scalinata e la torre (Rathausturm) che ospita tra le altre cose un piccolo orologio astronomico; splendido il piccolo loggiato sul lato sud ed in particolare l’edificio rinascimentale nell’angolo, lo Schönhof (uno dei più antichi di Germania), sede del museo silesiano.

Nella parte superiore si trova invece il nuovo municipio, costruito nei primi del ‘900 in stile neo-rinascimentale e che sulla facciata vede rappresentati gli stemmi della cosidetta “lega dell’alta Lusazia”; ma l’edificio che in assoluto mi ha conquistata è quello nell’angolo nord-est della piazza, riconoscibilissimo dalla tinta rosa. Si tratta della Ratsapotheke, che fino al 1832 è stata di fatto l’unica farmacia della città; adesso occupa un locale dove rilassarsi sorseggiando un buon caffè, ma sono i dettagli della facciata che attireranno tutta la vostra attenzione.

Potrei continuare all’infinito, perché ogni singola costruzione che da sulla piazza è straordinaria. Chiuderò invece con una piccola curiosità sul Brauner Hirsch, l’antico palazzo che delimita la parte est: sotto il suo portico sono state girate alcune scene del film Grand Budapest Hotel, così come in altre location della città. Non è una novità per Görlitz, abituata a fare da set a grandi produzioni come “Bastardi senza Gloria “, “The Reader” ed “Il giro del Mondo in 80 giorni”.

Görlitz, il Neiße, Zgorzelec

Da Undermarkt, Neißestraße conduce rapidamente al lungofiume, o forse è meglio dire al confine? Eccolo lì il Neiße, eccolo lì il Ponte della Città Vecchia (Altstadtbrücke), eccola lì Zgorzelec.
A questo punto è doveroso un mini excursus storico, giusto per capirci qualcosa:
Görlitz/Zgorzelec venne fondata in Lusazia da popolazioni sorabe, per poi passare in successione in mani polacche, germaniche, boeme, prussiane; ciò che adesso si trova sulla sponda destra del fiume non era altro che la periferia est dell’attuale Görlitz, da lei letteralmente staccata nel 1945 a seguito del trattato di Oder-Neisse. Poco prima della fine della guerra, le truppe tedesche distrussero tutti i ponti sul corso d’acqua e la riapertura dell’Altstadtbrücke nell’ottobre del 2004 è stata vista come un gesto altamente simbolico; a coronamento di questa riunione tra le due città sorelle, con l’entrata della Polonia nell’area Schengen ogni riferimento all’esistenza di una frontiera tra i due paesi è stato eliminato.

Immaginate come mi sono sentita io, che mi ero emozionata ad attraversare un mini ponte su un insignifcante ruscello la mattina stessa,  a camminare su QUEL ponte. L’Europa in meno di un secolo di passi da gigante ne ha fatti, ce ne sono ancora tanti davanti a noi per arrivare dove dovremmo, ma trovarsi in un luogo simile con una storia del genere non può che dare speranza. 
Peccato solo che la differenza tra le due metà della mela sia ancora abissale. Dal poco che ho visto, Zgorzelec mi ha dato l’impressione di “nascondersi” dietro le coloratissime facciate di un lungofiume nuovo di pacca, ancora in larga parte da rinnovare. È come se quei palazzi troppo bassi cercassero di coprire un passato ancora troppo recente che sbuca indifferente e prepotente alle loro spalle, un passato fatto di tonnellate di triste cemento (benchè tinteggiato) modellato in quelli che in ceco vengono definiti paneláky, gli enormi prefabbricati tanto cari ai governi dell’era comunista.

Abbiamo percorso il lungofiume, sbirciato nei negozi, dato un’occhiata all’ufficio turistico, ma non ci siamo spinti oltre. Il mio è un parere troppo superficiale, lo so, ma semplicemente sembrava non esserci altro degno di nota. Vorrei poterci tornare con più tempo a disposizione, magari tra qualche anno, perché al momento non riesco a scrollarmi di dosso l’impressione che ok, non ci saranno più dogane o linee di confine visibili, ma le due sorelle sulle sponde del Neiße non potrebbero essere più diverse. Spero, appunto, che sia solo una sensazione figlia di un’esperienza troppo breve.

Auf Wiedersehen, Görlitz

Prima di salutare Görlitz non possiamo non dedicare un po’ del nostro tempo alla Peterskirche, la chiesa evangelica che appare in ogni singola immagine del lungiofiume. Più maestosa e decisamente più luminosa della Dreifaltigkeitskirche, al suo interno custodisce un bellissimo organo che però non è bastato a convircermi a pagare di nuovo 1,50€.
Da lontano scorgiamo la terza torre cittadina, quella di San Nicola (Nikolaiturm) ma non ci soffermiamo più di tanto perché voglio chiudere la nostra visita con la nuova sinagoga, che si rivela più lontana del previsto e per giunta non accessibile.
Poco male. Görlitz mi ha completamente conquistata e non sarà certo un piccolo imprevisto a farmi rivalutare questa splendida scoperta.

storie di città sorelle gorlitz e zgorzelec

Come definire questa giornata proprio non saprei.
È stata emozionante, divertente, intensa, unica, piena di prime volte. Mi ha fatto riflettere e probabilmente fatto sentire parte di qualcosa che avevo sempre percepito in modo troppo astratto.
Spero di avervi mostrato un altro lato poco conosciuto della Germania, la Sassonia è davvero bella e sorprendente anche al di fuori delle sue città simbolo (che pure amo alla follia) Dresda e Lipsia. È impossibile non innamorarsene! Non vedo l’ora di esplorare anche Bautzen e perché no, tornare a Görlitz e visitarla come merita, per non parlare di Zgorzelec. Magari tra qualche anno. Magari.

There are 6 comments
  1. Anch’io ho un amore smodato per le città di confine e credo potrei facilmente innamorarmi anche di queste due sorelline qui 😉

    • È la mia prima esperienza del genere e sicuramente ha avuto un impatto abbastanza forte, vista la zona e vista la storia. È davvero molto interessante, come tutta la Sassonia del resto, ti auguro di poterla visitare un giorno 😉 Un bacione bella!

  2. Non avevo mai pensato al triplice confine fino a quando non ho letto il titolo del tuo articolo e non ho potuto fare a meno di scoprire tutta la tua avventura. Mi hai emozionata tantissimo quando raccontando le tue sensazioni hai detto : eravamo in piena libertà!. Forse la parte che mi ha fatto scattare un interruttore e un interesse vero e sentito per questa zona è stata proprio questa.
    Che bel racconto Celeste!

    • Mi fai quasi commuovere con ogni commento che mi lasci Simona, ti ringrazio davvero tanto.
      A me la visita ha fatto riflettere proprio tanto, specialmente considerando quanto quella zona fosse “delicata” fino a poche decine d’anni fa. Saltare un misero fosso, la cosa più stupida e naturale del mondo, non lo era per niente. Potevi venire ammazzato. C’è chi viene ancora ammazzato. Lì per lì mi sono goduta l’esperienza, ma solo riflettendoci da casa ho capito in pieno l’enorme senso di libertà che il solo essere lì mi dava. Mi fa piacere sia passato il messaggio. Un abbraccio forte!

  3. Alessandro

    Mi hai fatto piangere! Gorlitz è la città dei miei nonni, di mia mamma e, in un certo qual modo, mia. Dalla scalinata del municipio su Untermarkt sono scesi i miei genitori quando si sono sposati ai tempi della DDR, ormai 35 anni fa. Brividi…la Sassonia è una regione PAZZESCA, ricca di attrattive culturali, naturali, gastronomiche e fatta di persone ospitali che hanno sempre un sorriso o una parola carina da rivolgerti, sia tu un amico o un estraneo. Grazie!

    • Ciao Alessandro, e benvenuto sul mio blog.
      Non sai quanto mi abbia fatto piacere il tuo commento, perché la Sassonia è una regione che amo alla follia ed è quasi totalmente snobbata nonostante sì, sia proprio pazzesca come dici! Gorlitz in particolare mi è piaciuta davvero tanto, ha degli edifici meravigliosi e c’è tanto da scoprire. Devo assolutamente tornare per vedere la biblioteca, e spero che quando ci riuscirò anche la parte polacca si sarà in qualche modo “portata avanti”. Chiedo a te, visto che per ora ho girato soltanto le città principali (Dresda, Bautzen, Gorlitz, Lipsia): cos’è che proprio non dovrei perdermi la prossima volta? Grazie ancora 😀

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