9 abitudini tipicamente ceche a cui non mi adatterò mai

Shock culturale.
Se ne sente tanto parlare, soprattutto da quando il trasferirsi, per studio o lavoro, in un altro stato, diventa cosa sempre più frequente. E non bisogna forzatamente diventare expat, anzi!
Ci sono passata anch’io sotto il treno degli shock culturali, e dire che non sono ancora riuscita a riprendermi, nonostante gli oltre 10 anni di assidua frequentazione della terra e delle genti ceche (più i 5 mesi di Erasmus), è un eufemismo.  Certo, la Repubblica Ceca è la mia seconda casa. Certo, ormai il funzionamento delle menti made in Czechia non ha quasi più segreti per me. Ma ci sono delle abitudini a cui non riesco proprio ad adattarmi; cose per loro assolutamente banali, ma che ogni volta riescono a farmi strabuzzare gli occhi e chiedermi come cacchio è che mi sono innamorata proprio di questo posto.
Volete un esempio? No, non sarebbe sufficiente. Ve ne faccio 8. E ditemi che non ho ragione.

N.B.: per la stesura di questo post non è stato maltrattato alcun ceco (ok, forse uno). Al contempo, spero che nessun ceco si senta in qualche modo offeso da questa sbirciatina ironica su un mondo che ho imparato a conoscere ed amare; corredato, quello sì, da qualche punto interrogativo!

1. Ma te non hai fame??

Cresciuta con nonna siciliana che, al motto di “quando è fatta almeno non ci si pensa più”, spesso e volentieri metteva il pranzo in tavola tra le 11.30 e mezzogiorno, per anni sono stata convinta che niente mi avrebbe più sorpreso da questo punto di vista. Chiaramente, solo perché ancora non ero mai stata in Repubblica Ceca.
Immaginatevi la scena: io, studentessa Erasmus, che passavo i fine settimana in quel di Teplice con amici e parenti di Pavel. Il fratello ci dà appuntamento in un pub verso le 5 di pomeriggio (ricordo che siamo in Repubblica Ceca, dove i pub sono un secondo domicilio ed i locali sono aperti da mattina a sera non-stop), ed avrei voluto vedere la mia faccia quando chiede il menù per ordinare la cena. Alle 5. LE DICIASSETTE. Tralasciamo il fatto che fosse uno dei posti peggiori in cui abbia mai mangiato una delle pizze più scandalose mai esistite. Aveva scelto il locale con la pizza per me. Carino lui, Ma non vado oltre coi dettagli, che è meglio.
C’è di buono che dopo le prime 9-10 volte cominci a farci il callo a cenare all’ora di merenda.
E tra parentesi, quel locale ha chiuso i battenti già da un po’. E nel frattempo molti ristoranti hanno imparato a cucinare una pizza più che dignitosa.

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2. Diabete, non ti temo!

Anche il secondo shock culturale è legato alla tavola.
Ora, che io sia un’amante dei dolci non è certo un segreto, basta guardare una mia foto o sbirciare alcuni degli articoli presenti sul blog. Ma quando per la prima volta mi sono vista servire delle crêpes dolci per pranzo, ecco… è stato strano. Anzi no, fermi tutti. Ho usato il termine sbagliato. Le crêpes in sé tutto sommato sono leggere, è il ripieno casomai che le appesantisce. In Repubblica Ceca (e non solo) hanno i palačinky, che sono meravigliosamente fritti. E con una pasta alta il triplo di quella delle crespelle tradizionali. Almeno quelle che sfornano mamma e fratello di Pavel, delle bombe ad ologeria che non sei pronto a mangiare nemmeno con una settimana di preavviso.
In alternativa, e probabilmente più spesso dei palačinky, vengono preparati gli ovocné knedlíky,  i classici gnocchi cechi in versione dolce ripieni di frutta e ricoperti di ricotta o panna acida. Buoni. Divini.
Adesso capite come possa aver messo sù xxxxxx chili in 5 mesi di Erasmus?

3. Paese che vai, usanza che trovi…

E visto che non c’è due senza tre, rimaniamo in tema cibo; anzi, cibo etnico.
Ho sempre amato mangiare nei ristoranti cinesi, anche prima del boom degli all-you-can-eat di questi anni. Avete presente i bei vecchi ristoranti che oggi si contano quasi sulle dita di una mano? Ecco, loro. Il mio menù ideale sono ravioli di carne, spaghetti di riso saltati con verdure, pollo in agrodolce o alle mandorle. E mi sembrava logico ordinare lo stesso anche a Praga, in un locale nel quartiere di Vršovice davanti al quale passavo ogni giorno per raggiungere l’università. C’erano ancora mamma e nonna, erano proprio i primissimi giorni della mia esperienza di studio e per cena decidemmo di provarlo. 3 piatti a testa.
3 piatti che si sarebbero rivelati i pasti della serata e di quelle successive.
Già, perché in Repubblica Ceca vige la “regola” del piatto unico, e chi sono i ristoranti etnici per non adattarsi alle usanze del posto? Noi questo però non lo sapevamo, e su quel tavolo vedemmo portare una quantità di cibo che sarebbe bastata a 10 persone.

Convinta, perché non ne ho idea, che si trattasse di un’eccezione praghese, ho replicato anche a Teplice, dove avevo notato che tutti al tavolo mi guardavano straniti, ma “pensavamo tu avessi particolarmente fame, quindi non abbiamo detto niente”. 3 piatti ordinati da me, 1 dagli altri. Ovviamente. Risultato? Lo stesso che a Praga. Porzioni abnormi. Almeno però ti impacchettano automaticamente tutti gli avanzi, salvandoti in parte dall’imbarazzo di aver scazzato. In parte.

palacinky ristorante serbo praga farciti con eurocrem

4. Ti va di fare due chiacchiere?

Pub, caffetterie, ristoranti. Ai cechi piace uscire, e possibilmente rimanere fuori a tempo indeterminato.
Avete presente il nostro vedersi per un caffè? Quanto può durare? Non credo di aver passato più di un quarto d’ora fuori con qualcuno.
I cechi? 15 minuti? Tzè.
Ogni scusa è buona per darsi appuntamento davanti ad una bevanda (spesso calda) accompagnata da un bel dolcino o da chlebíčky. E ciarlare finché non si secca la lingua. C’è da dire che in Repubblica Ceca ci sono caffetterie meravigliose (che da noi esistono forse solo in città) che ti invogliano a fermarti, ma ogni volta io mi sento moooolto provata quando passiamo dal divanetto di un locale alla poltrona della casa di qualcuno. Perché ok lo stare fuori, ma pensate che in casa siano da meno? Manco per sogno.
Ci sono giorni in cui migriamo di salotto in salotto, per visite di minimo un’ora. A sedere. Nello stesso posto. Ad ingozzarsi. Mi sento sempre come Peter Griffin senza ossa, un ammasso invertebrato di grasso senza uno scopo preciso.

5. Mica avrai fretta?

Il prendersela con calma non si limita certo alle frenquenti rimpatriate.
I cechi la fretta non sanno dove stia di casa. Ed è una cosa che mi irrita in maniera indicibile.
Mi rendo conto che in questo caso la “colpa” è la mia e della società nella quale viviamo: sempre di corsa, senza mai prendere respiro. Credo che gli unici che possano ritrovarsi parzialmente in questa descrizione frenetica siano i praghesi, ma solo perché Praga rappresenta un mondo a parte. Gli altri? Caaaaaalma.
In tutto: il ritmo con cui mangiano, il prepararsi per uscire, il fare la doccia, pure lo scendere di macchina. Sono i nostri amici di Plzeň che ogni volta raggiungono nuove vette; l’abitudine top? Il pagare il biglietto del parcheggio e poi mettersi a fare i comodi loro. Uno spuntino (immancabile la frutta a pezzi nei contenitori di plastica, altra usanza super ceca), appuntarsi i chilometri percorsi, telefonare a casa, cambiarsi le scarpe… e io lì che sudo freddo, terrorizzata che non si apra la sbarra. Di certo, campano meglio loro di me!

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6. E questo esattamente sarebbe di…

Sui supermercati potrei scrivere un articolo a parte, e sarebbe una lettera d’amore alla meraviglia di alcuni reparti, in primis la panetteria. Di certo dall’ode rimarrebbe fuori la gastronomia con le sue file su file di salumi e formaggi e robe gelatinose… già affettati. Pile di roba che non si sa bene da quanto sia lì e quanto ancora ci starà. Non sto dicendo che sia cibo avariato o vecchio di giorni, ma il vederlo presentato in quel modo mi fa sempre scappare a gambe levate. Mai prodotto fu presentato in maniera meno invitante. E come se non bastasse, per chi lo acquista il tutto viene messo in una pratica bustina di plastica; manco dividono le fette. Ti insacchettano un mattoncino in pratica. Scusate, ma anche no.

7. Sport, sempre e comunque

Tempo fa mi è capitata sott’occhio la mappa con le percentuali di obesità in Europa, e sono rimasta quasi scioccata nel constatare che la Repubblica Ceca è ai primissimi posti. Perché ok che i cibi non sono propriamente leggeri, ma la quantità di attività sportiva che fanno i cechi è assurda, per lo meno agli occhi di una pigrona come me.
Credo che tra tutti i miei amici e conoscenti, giusto un paio nell’armadio non abbiano scarpe e bastoncini da trekking, o almeno da camminate.
Camminare, sempre e comunque. Io, che prendo la macchina anche per fare 200 metri, che mi trovo ad attraversare una città a piedi nonostante la fermata del bus proprio sotto casa. Io, che invece di una visita culturale vengo trascinata in mezzo ad un bosco a fare non so quanti chilometri. E potrei andare avanti all’infinito.

Per non parlare poi delle attività familiari, che includono spesso canoa, percorsi in bicicletta, le immancabili camminate per boschi o montagne. Basti pensare che il fratello di Pavel, sempre lui, oltre a frequenti vacanze con moglie e bambine su modello sopra, sono già due anni che si fa Teplice-Berlino in bici. Un moto perpetuo che decisamente non fa per me.

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8. Acqua e freddo, non vi temo!

Noi che abbiamo sempre l’ombrello a portata di mano, “che non si sa mai”, non possiamo non rimanere indifferenti al fatto che i cechi l’ombrello probabilmente non sanno nemmeno cosa sia. Mi sono vista lanciare occhiate manco fossi un alieno le prime volte che lo tiravo fuori… mi sembrava normale non volermi bagnare se viene giù il mondo, no?
No.
Loro se ne fregano, e prendono l’acqua come niente fosse. Sarà per questo che sono così alti?
Oltre ad essere impermeabili alla pioggia, lo sono anche al freddo. Certo, Roba che d’inverno hanno il giacchettino con cui vanno a scalare le montagnole d’estate, o le mattinate di novembre ti escono di casa in maniche corte e pantaloncini. E non si ammalano. I misteri della vita.

9. Sapere quanto parti ma non dove arrivi…

I mezzi pubblici in Repubblica Ceca, tranne qualche rara eccezione, sono fantastici.
Puntuali, economici, a volte un po’ datati ma con quel fascino tutto speciale di un mondo che sta scomparendo.
Se è vero che negli ultimi anni viaggiamo in auto dall’Italia, è anche vero che alle České dráhy, le ferrovie ceche, abbiamo dato un gran bel contributo tra il 2007 ed il 2015. Incluso quel paio di volte in cui la sottoscritta, in viaggio da sola in una terra ancora sconosciuta, si è ritrovata dalla parte opposta di dove doveva andare. Niente di trascendentale per fortuna, mi sono fatta TepliceDěčín invece che Teplice-Praga, ma ricordo ancora le telefonate impanicate a Pavel e alla migliore amica in Italia perché era notte e non avevo idea di dove fossi andata a finire.

Lasciate quindi che vi sveli l’arcano, potrà tornare utile anche a voi. Anche perché così sembra che io sia completamente rincoglionita, altro che travel blogger. In Repubblica Ceca alle stazioni non è indicato il binario sul quale arriva il treno, ma solo il numero della banchina, nástupiště in ceco. Che, alle ore di punta, può ospitare due treni allo stesso orario che vanno in direzioni diverse, ovviamente. L’unica salvezza è tenerlo a mente e leggere in maniera maniacale sui tabelloni il capolinea del mezzo che vi serve, e le relative fermate intermedie.
L’ho imparato a mie spese, e tra varie prese di culo. Spero di risparmiarvi l’imbarazzo.

Potrei andare avanti ancora per un bel po’, sottolineando quanto i cechi siano spesso rigidi o all’apparenza poco amichevoli, ma sono argomenti un tantinello delicati e richiederebbero argomentazioni molto più approfondite. Anche perché, sinceramente, mi sono proprio scocciata di leggere che sono tutti maleducati o musoni.
Potrei anche parlare del loro rapporto con la birra, ma anche in quel caso ci vorrebbe un post a parte; quella è una storia d’amore vera, altroché. Ed ha tutta la mia stima. D’altra parte, se in vita mia sono riuscita ad ingurgitare 1 litro di birra in una serata, la colpa (o il merito) non poteva essere che di un ceco.

There are 6 comments
  1. Mi piace questo modo di vivere dei cechi:calma, buon cibo, vedersi ad un caffè per bere una bevanda calda (purtroppo conosco solo Praga e lì c’erano, in effetti, delle caffetterie meravigliose), sport e aria aperta. Davvero penso che dovremmo un attimo riflettere sul nostro stile di vita, troppo frenetico e stressante e valutare seriamente la cosa. La cosa del l’ombrello l’ho potuta riscontrare in altri paesi, per esempio in Canada. Io ho un po’ la fissa dell’andare per supermercati quando mi trovo in un paese diverso dal mio. Trovo che lì di shock culturali se ne trovino in quantità 😅 Fai buon viaggio Celeste, un abbraccio!

    • Sicuramente mi rendo conto che rispetto al loro stile di vita, il nostro è molto più frenetico e ci viviamo quasi tutto senza manco godercelo.
      Però anche così… ci vorrebbe una via di mezzo diciamo, almeno per me. Sono troooooooppo lenti, troooooooooppo calmi. Mosciiii!!! Ahahahahaha. Ok la smetto. Per i supermercati lasciamo stare, anche se nella vicina Germania è molto peggio! Un bacione!!

  2. Ho riso come una pazza a leggere il tuo post! Comunque se ti consola, molte cose che hai raccontato, sono tipiche del nord Europa: ogni volta che vado in Germania, mi meraviglio ancora ora di quanta cioccolata & dolci vengono venduti nei negozi e della mania di andare a camminare anche nel bel mezzo di un tornado. La prima volta in Germania, era inverno, il sole non si vedeva mai e faceva un freddo cane e non me la sentivo di uscire: la famiglia dove facevo la ragazza alla pari m’ha preso in giro e mi ha obbligato ad uscire (ricordo solo il freddo, l’umidità e la pioggia e la voglia di essere in Italia in agosto).
    Mentre in Irlanda ho imparato a rilassarmi di più: anche lì non scherzano quando ci si incontra nelle caffetterie davanti ad una bella tazza di the caldo & dolce!

    • Sicuramente i cechi hanno moltissime abitudini in comune coi tedeschi, ma meglio non faglielo notare xD
      Tanta stima per te che sei andata dietro alla famiglia di pazzi che se ne fregano del tempo da cani, ricordo un ultimo dell’anno a Potsdam con un clima che lasciamo perdere… credo che pure la nebbia fosse ghiacciata!!

  3. Ahahahah! Mi hai fatto davvero sorridere con alcuni di questi racconti e mi hai ricordato molto alcune mie esperienze nei Balcani!
    Sia la calma (io a volte oserei dire lentezza!!) che l’abitudine di stare seduti per ore a parlare… Chissà poi cos’avranno da dirsi!

    • Gli slavi sono slavi a tutte le latitudini, devono avere qualcosa nel DNA xD
      Di certo c’è che in confronto a Belgrado e alle esperienze che abbiamo avuto là, i cechi sono delle schegge!!

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