Dimmi come ti chiami e ti dirò chi sei: Pola #whatsinaname

Vorrei aprire il #whatsinaname di aprile scusandomi per lo slittamento di una settimana rispetto al solito. Ho provato a scrivere mentre ci trovavamo in Istria ma, nonostante la buona volontà, non ce l’ho proprio fatta. E chiedo preventivamente scusa anche per maggio, poiché il primo martedì corrisponderà preciso preciso al 1° maggio, e credo che sarò troppo impegnata tra i banchi della fiera di Montepulciano per occuparmi del blog. A proposito, se qualcuno ha in programma di venire, fatemelo sapere!

Della città di cui vorrei parlare oggi ho fatto conoscenza appena una settimana fa, proprio durante il ponte di Pasqua. Pola (Pula in croato) mi aveva incuriosito subito, già mentre stavo studiando il nostro itinerario; tra tutti i paesini costieri di chiaro stampo veneziano, lei spiccava non solo per dimensione, ma per l’enorme quantità di monumenti d’epoca romana, con un’arena conservata splendidamente che non vedevo l’ora di visitare. È stata proprio una sorpresa scoprire che il suo nome potesse invece essere legato ad una delle storie più conosciute della mitologia greca.

L’origine del nome Pola: sorgente d’acqua

Prima di dedicarci alla storia “mitica”, che paradossalmente è quella più diffusa su ogni fonte che mi sono trovata ad esaminare, iniziamo con la teoria più veritiera e praticamente ufficiale.
La città venne fondata nei primissimi secoli avanti Cristo dagli Istri, una tribù di probabile origine illirica che occupò tutta la penisola. Nonostante la vicinanza del mare, l’acqua potabile da quelle parti non è mai stata facile da reperire, ragion per cui il primo nucleo si sviluppò intorno ad una piccola fonte d’acqua pura che sgorgava prorompente dal sottosuolo. Ed è proprio da lei che Pola, “sorgente d’acqua” nella lingua degli Istri, prende il suo nome.

L’origine del nome Pola: la “città degli esuli”

Come già anticipato, l’ipotesi mitologica è quella più radicata e diffusa nella cultura istriana. Forse perché l’episodio a cui si fa riferimento è alquanto “particolare” e coinvolge nientemeno che il vello d’oro.
La prima menzione del nome risale al III secolo a.C. grazie agli scritti dei poeti greci Callimaco e Licofrone, tuttavia nella sua forma plurare Polai ed in riferimento alla storia di Giasone e Medea. Ricapitoliamola brevemente: spinto dallo zio, il cui solo scopo era quello di usurpargli il trono, Giasone partì alla ricerca del vello d’oro, una pelle di montone che avrebbe dato grande ricchezza a chi ne fosse entrato in possesso. Il vello si trovava nella Colchide, una regione occupata da popolazioni persiane nella parte orientale del Mar Nero.

Per entrarne in possesso, Giasone giocò d’astuzia: sposò Medea, figlia del re dei Colchi, e con il suo aiuto riuscì a rubare la pelle, per poi scappare con la moglie ed i suoi compagni sulla nave Argo, direzione Tessaglia.
Gli Argonauti risalirono il Danubio e la Sava fino a raggiungere l’Adriatico (nell’antichità si riteneva, erroneamente, che i grandi mari fossero collegati dai fiumi); proprio in Istria ci fu lo scontro con i Colchi il cui principe, fratello di Medea, fu ucciso. L’esercito persiano non osò tornare in patria senza il vello, e decise di stabilirsi nella parte meridionale della penisola fondando una città, Polai appunto, nella loro lingua “città degli esuli“.

Na ilirskoj rijeci smiriše vesla
pored grobnog kamena plavokose Harmonije – Zmije,

grad utemeljiše: Grk bi mu neki rekao

– “Grad Bjegunaca”,

no njihov ga jezik imenova Pulom.

Essi i remi posando in un sassoso
Porto del mar Illirio, dal serpente
Della bionda Armonia non guari lunge,
Astiro fabbricaronvi; cui diede
Alcun Greco fra gli esuli un tal nome,
E che in linguaggio lor Pola fu detta. 

Studi portati avanti nel corso dei secoli hanno dimostrato che Polai doveva trovarsi sì sull’Adriatico, ma più a sud, probabilmente nell’area dell’odierno Montenegro; ma ormai questa storia fa talmente parte della memoria collettiva della città, che nessun abitante di Pola la metterebbe in dubbio.

E di Giasone che ne è stato? Il nostro caro “eroe”, una volta sicuro del successo, decise di abbandonare moglie e figli in Istria. Medea, consapevole del suo destino, la sera prima della partenza del marito uccise i figli e glieli diede in pasto, senza che lui sospettasse niente, ovviamente.
Tornato in patria, ad attenderlo trovò però il padre, che lui pensava morto, in perfetta salute e ringiovanito grazie all’intervento di una maga, tale Medea, probabilmente proprio la moglie. Senza più un trono, decise di attaccare nuovamente la Colchide ma, dopo averla conquistata ed esserne diventato il re, morì schiacciato proprio da Argo. Una tragedia greca, per l’appunto.

Nonostante la crudeltà e l’atrocità della storia di Giasone (tra lui e la moglie non saprei chi scegliere eh), come si fa non rimanere assolutamente ammaliati dalla mitologia greca? Non può che essere questa la mia versione prediletta. Che poi, se non la mettono in dubbio gli abitanti di Pola, chi siamo noi per farlo?
Tra l’altro il vello d’oro sembra essere molto gettonato nelle storie di fondazioni di città. L’avevo già tirato in ballo in passato per… chi se ne ricorda???

Fonte 1 – Fonte 2 – Fonte 3 – Fonte 4 – Fonte 5

There are 6 comments
  1. Il bello d’oro mi ricorda qualcosa ma non mi viene proprio più in mente quale articolo fosse 😅 Comunque le tragedie greche sono per l’appunto tragiche ma io le ho sempre trovate affascinanti da morire 🙂

    • Concordo pienamente, sono super affascinanti. Sempre se si può trovare affascinante l’abbandonare moglie e figli e mangiarseli pure anche se inconsapevolmente…
      Avevo accennato al vello sulla storia di Barcellona, giusto un accenno visto che il protagonista era Ercole 😉
      Buon fine settimana Silvia, grazie di essere passata!

  2. Come Silvia anche io da ragazzina adoravo l’Epica, proprio quella studiata sui banchi delle scuole medie 😀
    Medea l’ho sempre immaginata con le fattezze della De Filippi chissà perché 😀 😀
    E chissà come gli sono rimasti sullo stomaco i figli a Giasone?! Lo so sono pessima hahahah!
    Dai nonostante l’Epica preferisco la versione della sorgente d’acqua! 😉

    • A Medea stile de Filippi non c’avevo mai pensato, ma in effetti l’onnipresenza è più o meno la stessa xD io però in caso me la immagino più stile Barbara d’Urso, con tragedie ed annessi…
      Dateci tutta l’epica che ve la riscriviamo noi!!!
      Miticissima Orsa, come al solito <3
      E grazie del commento!

  3. Amo la mitologia greca da quando sono piccola e quindi voto per Giasone e Medea, anche se sono due tipini poco raccomandabili!
    Sai che prima di questa tua rubrica non mi ero mai soffermata a pensare all’origine dei nomi delle città? Ora invece mi informo 😊 è davvero un modo per capire qualcosa in più!
    Un bacione!

    • Io la mitologia greca la sto rispolverando proprio ora grazie al blog, mi piaceva ma non me la ricordo come vorrei purtroppo! E sto Giasone me lo ritrovo ovunque!!!
      Mi fa proprio piacere Silvia, l’idea mi era venuta dopo aver letto del significato di Praga, altrimenti prima non mi informavo nemmeno io!
      Un bacione e grazie di essere passata :*

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