Quando viaggi e concerti si incontrano: in giro per l’Italia a ritmo di musica

Com’è vero che, grazie alla musica e ai concerti, ho conosciuto delle città europee in cui probabilmente non avrei ancora messo piede, lo stesso concetto è applicabilissimo all’Italia. Perché ammettiamolo, la musica è una splendida “scusa” per viaggiare, all’estero come nel bel paese.

Sarà vecchiaia, sarà pigrizia, sarà che nessuno è più riuscito a fare breccia, però negli ultimi anni il mio girovagare a ritmo di pop/rock ha subito una brutale battuta d’arresto. Sono diventata monotona. E c’è una città, una sola, che riesce ancora a farmi alzare il culo, salire su un treno o un bus, e scatenarmi come se nient’altro al mondo importasse.

Milano ed artisti del cuore, rapporto indissolubile

Ho perso il conto di quante volte sia salita fino a Milano. Di una cosa sono sicura: l’unica ragione che mi ha spinto a ripetizione fino al capoluogo lombardo in questi 34 anni sono dei cantanti. Non concerti, perché dire concerti sarebbe oltremodo riduttivo. Io a Milano sono andata certo ad Assago, a San Siro, in club dimenticati da Dio, ma ho urlato per il mio amato Nick Carter sotto il balcone di TRL (ve lo ricordate??) in Piazza Duomo, sono entrata negli studi di CD Live (ve lo ricordate??) per una registrazione televisiva dei The Servant, ho passato ore appiccicata ad una transenna al Parco Sempione ad aspettare i Backstreet Boys. Insomma, ci siamo capiti. Ed aggiungerò un piccolo dettaglio di cui non vado particolarmente fiera: togliendo Piazza del Duomo, Galleria e Corso Vittorio Emanuele II ed appunto il Parco Sempione, Milano da visitatrice non l’ho mai presa in considerazione.
Flagellatemi, me lo merito.

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Roma, dalle stelle alle stalle alle stelle

A differenza di Milano, la Roma musicale l’ho vissuta molto meno. Le nostre strade si sono incontrate per la prima volta quando, ad appena 19 anni, salii da sola su un treno per raggiungere la Terrazza del Pincio, nuovo set privilegiato di TRL. L’accoppiata per me era di quelle storiche: martedì 16 novembre ci sarebbero stati i The Servant, che la sera si sarebbero esibiti in un club di periferia del quale non ricordo nemmeno il nome, ma dove, ricordo benissimo, fu impossibile scattare fotografie; mercoledì 17 novembre sarebbe poi stato il turno di un’ospitata a due di Nick & AJ dei Backstreet Boys, lì per presiedere agli MTV Europe Music Awards se ricordo bene. All’evento non riuscii a partecipare, ma l’aspettare ore ed ore sotto il loro hotel mi regalò la primissima foto con uno dei miei idoli. Non Nick, in quel caso ci sarei rimasta secca, ma AJ. Un sogno che si avverava.

A differenza di Milano, la capitale ho però avuto modo di viverla ripetutamente in altre occasioni, complice la distanza relativamente breve. Anche se affermare che la conosco come merita sarebbe una bugia colossale.

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Viareggio, la realizzazione del sogno di un’adolescente (rimasta tale)

Ma è dalla mia Toscana che probabilmente sarei dovuta partire. Non era il mio primo concerto quello a cui assistevo il 9 luglio 1999, anche se non credo che gli Oro o gli Stadio alle Feste dell’Unità possano valere in questa particolarissima classifica.
Con mamma, babbo e un’amica grande che “sapeva come si fa”, andammo fino a Viareggio per uno dei tour più mastodontici degli anni ’90. Devo seriamente dirvi chi si esibiva? L’album “Millennium” vi dice niente? Sì, sempre loro, i Backstreet Boys. Mettetevi nei miei panni: una ragazza nel pieno dell’adolescenza, innamorata folle di quei 5 da ormai un paio di anni, e non del tutto pronta a trovarseli davanti per la prima volta sotto il cocente sole della Versilia.

Che dovevo fare? Dove dovevo stare? Come dovevo comportarmi? Non ero nemmeno sicura di aver seguito a modo la semplicissima checklist con tutto ciò da portare al concerto strappata al volo da Cioè… Per fortuna i miei capirono lo stato d’animo e mi scaricarono nella bolgia con la Stefi, andandosi ad accomodare in tribuna. E per fortuna che la spilungona davanti a me, forse presa dal rimorso di parare gran parte della visuale alla tappa, si mise a fare qualche foto al posto mio. Insomma, io lo spettacolo me lo sono goduta a metà, ma quello stadio, quel mare, quella passeggiata, i cancelli di quello stadio, la gioia, pure la famigliola che aveva apparecchiato sul cofano della nostra macchina… non me li dimenticherò mai.

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Nord, Centro, Ovest, Est…

Se Milano, Roma e Viareggio sono i simboli del mio “concertare” sù e giù per l’Italia, non sono certo le sole città in cui sono andata a finire.
Tra le mie preferite (e memorabili) in assoluto si piazza la Festa dell’Unità di Modena, che segna tra l’altro la mia primissima visita nel capoluogo emiliano. Prima di tante, perché Modena è diventata una delle nostre mete del cuore per vari motivi.
La mia Firenze e Lucca non fanno testo, Bologna nemmeno (ma vince il premio per più ore consecutive in fila), ma vogliamo parlare di Torino? I protagonisti sono sempre i soliti, ovvero i The Servant in concerto ed i Backstreet Boys ospiti a Festivalbar (questo ve lo ricordate per forza), anche se per vederli passare nel dietro le quinte me li persi miseramente sul palco.
La chiusura spetta al luogo più “strano”: Cardano al Campo, provincia di Varese.

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Treni, bus, hotel, divani di amici e conoscenti, nuovi amici e conoscenti, centinaia di chilometri alle spalle, tante splendide città. Esperienze che mi porterò dietro per sempre e che forse non avrei mai pensato di fare.
Questo e tanto altro mi ha regalato la mia (in)sana passione per la musica, per un certo tipo di musica almeno.
O di band.
Finché morte non ci separi insomma. Anzi, finché decisioni-del-cantante-che-ha-un-ego-troppo-grande-per-continuare-in-gruppo non ci separi.
A buon intenditor poche parole.

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