Il Danubio, nel corso della storia, è stato gioia e castigo di buona parte dei Paesi, ben 10, che attraversa. Perché se è vero che grazie alla sua navigabilità ed al suo distendersi dal centro dell’Europa fino alle rive del Mar Nero ha unito popoli e culture, è altrettanto vero che ha rappresentato una frontiera naturale da difendere a tutti i costi da attacchi pressoché continui.
Prendiamo l’attuale territorio della Serbia: il Danubio ha rappresentato per secoli la linea di confine tra l’impero ottomano e quello ungherese prima, tra il turco e l’asburgico poi. Musulmani da una parte, cristiani dall’altra. Oggi, 588 chilometri dei suoi 2850 vi scorrono ancora in Serbia, e sono ben cinque (sei, se si considera anche Bač, un po’ più distante) le massicce fortezze che vi si affacciano. Tra di esse una “veglia” ancora su un confine, quello con la Romania, in prossimità del punto in cui il fiume diventa talmente largo da sembrare un mare. All’altezza della cittadina di Golubac infatti ben 7km dividono la sponda serba da quello rumena, restringendosi poi piuttosto repentinamente verso sud sotto lo sguardo attento dell’omonima rocca (Tvrđava Golubački grad), punto di passaggio obbligato per accedere alle Porte di Ferro, o canyon del Djerdap.
La fortezza di Golubac: un po’ di storia
Purtroppo i reperti archeologici raccolti non sono ancora stati in grado di permettere agli studiosi di deteminare quando esattamente sia sorta la cittadella, né a chi si debba la sua costruzione. Di certo i serbi, ma anche gli ungheresi ed i bulgari, potrebbero esserne stati i responsabili. Le prime fonti scritte che la menzionano risalgono al 1335, descrivendola come fortificazione occupata da soldati ungheresi. Questo, supportato da alcune altre fonti, fa pensare che fosse lì a sorvegliare le rive dal Danubio già da inizio XIII secolo, o al più tardi dall’inizio del XIV. Di certo c’è che comincia a svilupparsi intorno alla metà del 1300, su spinta della costante minaccia turca. Turchi che ne entreranno in possesso (insieme alla fortezza di Ram e Fetislam) dopo la Battaglia della Piana dei Merli (o Battaglia di Kosovo Polje, 1389), per poi perderla e riconquistarla in svariate occasioni fino al 1867, anno in cui Golubac viene definitivamente consegnata al knez serbo Mihailo III Obrenović.
Leggende legate al nome
Benché non si sappia quasi nulla sulla nascita di Golubac, sono invece molto note delle leggende di origine medievale legate al nome della fortezza, che tradotto significa “città dei piccioni” (golub = piccione). Una più triste dell’altra, oserei dire. La più famosa narra a storia di una ragazza della zona, Golubana, la cui bellezza è così sconvolgente da arrivare fino alle orecchie del crudele pascià turco; inevitabilmente, il sovrano si innamora di Golubana, che però non ricambia nonostante i numerosi e preziosi regali ricevuti. Per vendicarsi, il pascià la lega ad una roccia che spunta dalle acque del fiume proprio di fronte alla fortezza, con l’intento di lasciarcela finché non si pentirà della scelta (la roccia porta ancora oggi il nome di “Babakaj”, dal turco “pentirsi”). Ma niente del genere succede, e Golubana muore tra grandi sofferenze; dal suo sacrificio, i locali decidono di chiamare la cittadella col suo nome.
Un’altra figura femminile è la protagonista della seconda storia. Irene Kantakouzene, passata alla storia come despota Jerina, era la moglie del despota Djuradj Branković ed in molte leggende popolari le si attribuisce la fondazione di molteplici fortezze in tutta la Serbia. Nata a Costantinopoli, non era particolarmente apprezzata dai serbi e sentiva spesso la nostalgia della sua Bisanzio. Per allontanare la solitudine e la malinconia, amava raccontare storie sulla sua amata terra natia ai piccioni che si appolaiavano sulle sue mani. Da loro, deriverebbe il Golubac.
(chiedo venia questo piccolo spin-off della rubrica What’s in a name).
L’architettura della fortezza di Golubac
La posizione in cui sorge la fortezza, spesso ultimo bastione tra il regno ottomano e quello ungherese, è la ragione per cui i vari conquistatori si adoperarono per rendere Golubac pressoché impenetrabile. La cittadella (ciò che possiamo ammirare oggi sono solo i suoi resti) sorge su una roccia a picco sul fiume, circondata da tre cinte murarie, con mura spesse 2/3 metri che perfettamente si adattano alla conformazione del terreno.
Il lato più debole era forse quello affacciato sull’acqua, ragione per cui i turchi aggiunsero una torre ottagonale (arredata di cannoni) alle 8 già esistenti; una catena collegava la torre alla roccia Babakaj, oggi in territorio rumeno, così da poter controllare la navigazione sul Danubio ed il passaggio delle navi semplicemente alzandola o abbassandola. In origine, le torri erano in realtà appena 5. Tranne una, la Šešir kula (la torre-cappello), dalla base poligonale e dal singolare tetto cilindrico, vennero tutte costruite di forma quadrangolare, prova che al tempo si combatteva ad armi bianche. Con l’introduzione delle armi da fuoco, si ebbe un’ulteriore fortificazione dei bastioni, grazie principalmente ancora ai turchi.
Ciò che salta subito all’occhio è che la fortezza è come divisa in due, in una parte alta ed una bassa. Complementari l’una con l’altra ma che, ovviamente, sono sorte non in contemporanea e sono state ampliate e/o modificate a seconda delle esigenze. La parte alta/fortezza interna è la più antica e si arrampica letteralmente sulla roccia. La cittadella, sviluppatasi intorno alla torre-cappello, e la cappella ortodossa serba erano gli elementi da difendere a qualsiasi costo. Ragione per cui successivamente sorsero le altre torri difensive, collegate tra loro da possenti mura, ed un Palazzo che si affacciava direttamente sull’acqua. Dagli studi effettuati, sembra che la fortezza esterna possa essere stata opera del despota Stefan Lazarević.
La fortezza oggi
Persa la sua importanza militare, la fortezza di Golubac cade in stato di abbandono, vista quasi come un ostacolo dall’amministrazione locale. Ne è prova il fatto che nel 1930 viene costruita una strada regionale che le passa letteralmente attraverso, e per la cui realizzazione vengono pesantemente danneggiate sia le mura che le porte d’ingresso. È solo negli anni ’70, con la costruzione della centrale idroelettrica “Djerdap I”, che entra in gioco l’Istituto per la protezione dei Monumenti Culturali; nel 1979 Golubac viene dichiarata Monumento Culturale di Importanza Eccezionale, seguito (solo) nel 2011 dalla designazione del territorio circostante in area turistica.
I 23 ettari, compresi all’interno del Parco Nazionale del Djerdap, entrano così a far parte del progetto internazionale “Rotta Culturale – le fortezze sul Danubio” e ricevono oltre 8,5 milioni di euro dalla Comunità Europea per il completo rinnovamento dell’area. I lavori iniziati nell’estate 2014, che sulla carta dovevano durare tre anni, si protraggono per cinque, a causa sia dell’avanzato stato di degrado della fortezza che del pesante traffico che continua ad attraversarla. Occorrono due anni per costruire un altro tunnel, che stavolta garantisce stabilità a quella che rimane una delle più grandi testimonianze medievali nell’attuale Serbia. Il parco archeologico, il centro visitatori ed una fortezza rimessa completamente a nuovo aprono le porte ai visitatori nell’aprile del 2019.
Visitare la fortezza di Golubac
Prima del 2019, la fortezza era sì accessibile, ma a proprio rischio e pericolo. La scelta più sicura era quella di prendere parte ad un tour in barca sul Danubio, ed ammirarla in tutta la sua bellezza dall’acqua. Basta fare una rapidissima ricerca su Google per vedere le condizioni in cui versava il sito (sempre imponente ed impressionante, quello è innegabile) pre-restauro. È stata una sorta di shock per me trovarmi lì senza conoscerne la storia e la così recente apertura (l’abbiamo visitata nell’ottobre 2020), gli interventi che sono stati fatti sono davvero sorprendenti.
Interventi che partono dall’accoglienza del visitatore, con un parcheggio che conduce velocemente all’edificio che ospita la biglietteria, i bagni, un bar piuttosto fornito ed il piccolo negozio di souvenir. Non servirebbe nemmeno procedere oltre, già da qui la vista sulla fortezza di Golubac è eccezionale. I duecento metri che separano l’ingresso dal ponte per accedere a questo straordinario gioiello medievale non sono nient’altro che una piacevole passeggiata panoramica all’interno di un piccolo e verdissimo parco archeologico, dove si possono trovare resti di edifici risalenti a romani e bizantini. Ti sembreranno i 200 metri più lunghi della storia, perché è impossibile non sedersi su una delle panchine ad ammirare ciò che ci si appresta a visitare, o scattare foto a raffica.
Biglietti d’ingresso, costo e tipologie
Per far sì che l’esperienza di ognuno sia veramente indimenticabile, è possibile scegliere tra varie tipologie di biglietto. Ho già accennato prima al fatto che la fortezza sorga su di una roccia a picco sul fiume, e che raggiunga un’altezza piuttosto consistente, così l’amministrazione che si occupa del sito ha pensato a delle opzioni anche per i più coraggiosi. Per questa ragione, Golubac è divisa in 4 zone:
- La zona I, o zona verde, è l’offerta base ed include l’accesso alle torri 5, 8 e 9, oltre che al Palazzo. Contenuti sia digitali che più classici, esposti in mostre temporanee e permanenti, illustrano nel dettaglio la storia della fortezza. Se non fosse abbastanza approfondito per te, c’è la possibilità di farsi accompagnare da una guida. Il costo base per un adulto è di 600 rsd (circa 5,10 €).
- La zona II, o zona blu, include la zona I, alla quale viene aggiunta la visita alla torre 4. Poiché si comincia a salire ed il livello di “attenzione” aumenta, tale scelta è riservata agli adulti in buono stato di salute e vestiti in maniera appropriata (scarpe soprattutto), in gruppi di massimo 20 persone. È sconsigliata per chi soffre di vertigini. Tale opzione è disponibile solo dal venerdì alla domenica al costo di 1000 rsd (circa 8,50 €)
- La zona III, o zona rossa, include la zona I, con l’aggiunta della torre 7. Per questa opzione il numero di persone massime per gruppo scende a 5, ed è possibile farla soltanto accompagnati da una guida autorizzata. In questo caso, si richiede di essere in ottime condizioni di salute, e come sopra di essere vestiti in maniera appropriata ed evitare la scelta se si soffre di vertigini. La zona rossa è accessibile solo il fine settimana al costo di 800 rsd (circa 6,80 €)
- La zona IV, o zona nera, include le zone I e II, alle quali vengono aggiunte le torri 1 (la torre-cappello) e 3. La visita è riservata a massimo 2 persone alla volta, solo accompagnate da una guida autorizzata. Poiché il livello di difficoltà è molto alto, bisogna essere in eccezionali condizioni di salute, oltre che muniti del vestiario corretto. L’opzione è valida solo nel fine settimana ad un costo di 1500 rsd (circa 12,80 €)
Vista la mia fobia per le altezze, non abbiamo preso in considerazione nessun’altra opzione se non la zona verde. Ricorda che le scalinate non sono interne, ma così come le mura e le torri si arrampicano sulla roccia, a mo’ di strada ferrata, breve ma intensa. Tuttavia, altri visitatori erano interessati agli altri percorsi, ma non c’erano più posti a disposizione. Il mio consiglio è quindi quello di decidere, se possibile, con anticipo cosa si intende fare, e prenotarlo prima di recarsi sul posto. Per ulteriori informazioni e per visionare la mappa completa del monumento, basta consultare il sito ufficiale della Fortezza di Golubac.
Come raggiungere la fortezza di Golubac
Quando si tratta di Serbia, tra i consigli di viaggio non posso al solito non specificare che è raccomandabile spostarsi in auto, perché certe zone sono piuttosto difficili da raggiungere. Come in questo caso. La fortezza di Golubac si trova lungo la strada statale 34 che collega la capitale, distante 136 km, con Kladovo, e che costeggia per metà del suo percorso il Danubio attraversando il Parco Nazionale del Djerdap. Panorami splendidi, ma il fattore tempo ne esce piuttosto penalizzato, pur senza mettere in ballo mezzi pubblici. Certo che non occorre arrivare in auto dall’Italia, se ne può affittare una presso le maggiori città serbe (Belgrado, Niš, Novi Sad) con compagnie internazionali affidabilissime sul portale di comparazione di noleggi auto low cost di Auto Europe.
È vero che nulla vieta di provare il brivido di affrontare il viaggio in autobus, con la consapevolezza che a volte gli orari non vengono esattamente rispettati. La tratta Belgrado-Kladovo effettua una fermata intermedia a Golubac paese, distante circa 4 chilometri dalla fortezza. Da lì si può procedere a piedi, in bici, o con i bus locali. I collegamenti sono 6 al giorno nei feriali e vengono ridotti a 4 nei festivi, partendo dalla capitale occorrono circa 2.40h (ricorda, per raggiungere il paese, non la fortezza).
Infine, l’ultima opzione è quella di salire su una barca turistica che da Belgrado ti lascerà direttamente al porticciolo all’ingresso della fortezza in un paio d’ore circa. Ci sono gite giornaliere dalla capitale che poi procedono attraversando le Porte di Ferro, ma il costo è piuttosto elevato in relazione al resto. In alternativa, nella bella stagione delle piccole imbarcazioni collegano la roccaforte al paese di Golubac. Vederla dall’acqua dev’essere un’esperienza incredibile, una che mi pento amaramente di non aver fatto.