Scozia 3.0: la distilleria Benromach, Clava Cairns e Culloden

Diario di viaggio

Venerdì 3 novembre – mattina e pomeriggio

Continuiamo a fare sù e giù lungo questa lunghissima e maledettissima strada piena di lavori in corso. La distilleria è in bella vista ma non troviamo il modo per raggiungerla. Siamo in ritardo ed io ODIO essere in ritardo. Il navigatore, confuso tanto e più di noi dalla situazione, ovviamente non sa come aiutarci, ed è solo studiandolo come si faceva con le care vecchie cartine che capiamo dove girare. Alleluia!
Alla fine arriviamo appena 15 minuti dopo l’orario dell’appuntamento, e mi rilasso subito nel constatare che la nostra guida, Brian, se la sta prendendo con tutta calma. Ci troviamo a Forres, ad appena 20km ad ovest di Elgin, alla distilleria Benromach. Abbiamo scelto di includerla nel nostro on the road perché gli uomini vanno pazzi per i loro whisky (io un po’ meno, non sono molto per il torbato), e perché è una delle più piccole di Scozia; lo ammetto, siamo alla disperata ricerca di un’esperienza alla Glencadam.

I miei dubbi cominciano a dissiparsi all’istante: ci siamo solo noi, e Brian sembra simpatico e molto preparato. Ci fa accomodare in una saletta dove viene trasmesso un breve video con la storia dei proprietari, prima di condurci alla scoperta della distilleria. Che in effetti è piccolissima: nello spazio in cui qui si svolgono tutte le varie fasi di produzione e distillazione, di Aberlour non entrerebbero nemmeno gli alambicchi! I dipendenti, incluse le guide, sono meno di 10, e l’autenticità si respira nell’aria. Siamo così fortunati da assistere anche al processo di riempitura delle botti, prima di passare alla degustazione. Brian ci lascia con i nostri 4 bicchieri a testa (più il kit guidatore per Týna) ed ogni tanto viene a chiacchierare, continuando a regalarci preziose informazioni e a darci tutto il tempo del mondo.

Ringrazio di aver fatto una colazione bella abbondante perché è mezzogiorno e mi sento decisamente accaldata. E assonnata. E con tanta voglia di ridere. A-I-U-T-O. Verso gli avanzi dei miei bicchieri nel kit di Týna e lascio che l’aria fresca all’esterno mi risvegli dal torpore. Per fortuna in macchina abbiamo una discreta scorta di patatine ed affiniche alla fine diventano anche il nostro pranzo lungo il breve tratto di strada verso il sito di Clava Cairns.

Sono sempre stata affascinata da megaliti e cerchi di pietre, che nell’immaginario collettivo trovano spesso la più alta espressione in Stonehenge. Un luogo che ero fermamente convinta di voler visitare, almeno prima di diventare Outlander-dipendente. E scoprire che razza di cerchi di pietra si nascondono in Scozia. Tipo le Callanish Stones, sull’isola di Lewis, che sono diventate il mio sogno da realizzare. 
Per fortuna, non occorre raggiungere luoghi remoti per imbattersi in altri siti di incredibile importanza. Non lontano da Inverness, “casualmente” lungo il nostro percorso, si trova ad esempio Clava Cairns

Balnuaran of Clava, comunemente conosciuto come Clava Cairns, è uno dei siti preistorici meglio conservati di Scozia. Si compone di 3 cairns, tombe composte da cumuli di pietra al cui centro venivano seppelliti i più importanti membri della comunità. Intorno ad essi, vennero poi eretti altrettanti cerchi di pietra. Questo succedeva ben 4000 anni fa

Solo conoscendo la storia del posto, l’emozione nel visitarlo è fortissima. Quando poi arriviamo e vediamo che non c’è anima viva, l’esperienza diventa quasi mistica. È davvero difficile per me spiegare come mi sento mentre calpesto questa terra così antica, mentre cammino tra questi cumuli, sfioro pietre conficcate nel suolo millenni fa. Non sono una persona particolarmente spirituale, ma c’è indubbiamente qualcosa di intangibile, di magico nell’aria. D’altro canto, ci sarà stato un motivo se gli uomini dell’età del bronzo avevano scelto proprio questo luogo per dare una così importante sepoltura ai loro morti.

Il resto lo fa l’autunno, con i suoi sconvolgenti colori che qui sembrano essere ancora più forti, quasi vivi. Mi sento di nuovo sospesa, rilassata, spensierata. Io, che alla natura ho sempre preferito la città, ho dovuto rivalutare la mia posizione dalla prima volta che ho messo piede in Scozia.
Vediamo arrivare un pulmino, e decidiamo che è giunta l’ora di proseguire il viaggio. Ci siamo goduti il sito al meglio, ed io non ho resistito nel verificare se per caso le pietre mi potessero teletrasportare dritta nel passato da un certo scozzese… ehm, evidentemente no. Forse non dovevo portarmi dietro il fidanzato, sarà stato quello??

L’ultima tappa del pomeriggio, prima di raggiungere Inverness, è il campo di battaglia di Culloden
La battaglia di Culloden, combattuta il 14 aprile 1746 tra i giacobiti (sostenitori degli Stuart) e gli inglesi (insieme ai sostenitori del monarca Giorgio II), vide la disfatta dell’esercito scozzese e la fine di un sogno chiamato indipendenza. Interi clan furono annientati, così come i loro usi e le loro tradizioni: gli inglesi imposero il divieto di indossare il kilt, di suonare la cornamusa, di utilizzare il gaelico.

Qui di moderno c’è solo il visitor center. Se si vuole, su può acquistare l’ingresso al museo per 11£, altrimenti il campo di battaglia è liberamente accessibile. Ed è lì che ci fiondiamo non appena parcheggiato. Si è alzato un vento fortissimo, gelido e pungente. Camminiamo più velocemente di quanto vorrei lungo i sentieri, passiamo di fianco alle pietre sulle quali sono stati incisi i nomi dei clan che qui hanno cessato di esistere. Mackintosh, MacLean, Cameron, Fraser… eccola là, quella che stavo cercando. Proprio di fronte al monumento in memoria della battaglia e dei defunti. Guardo lo sconfinato campo che mi circonda, il freddo rende ancora più vivida la sensazione di quanto quella battaglia debba essere stata crudele e cruenta. E cos’è cambiato in fondo da allora? Il popolo scozzese, dopo secoli e secoli, sta ancora lottando per la tanto agognata indipendenza.

Il vento non ci da pace, comincio ad avvertire un fortissimo mal di testa. Lancio un’ultima triste occhiata al campo di battaglia dall’alto, prima di rientrare di tutta fretta in macchina e desiderare fortemente di essere già al riparo nella nostra cameretta ad Inverness. Siamo a metà del viaggio, c’è ancora tanto da esplorare prima di deprimersi per il rientro. Forza Celeste, Nessie ti aspetta!

La distilleria Benromach, Clava Cairns e Culloden valgono una visita?

Con la distilleria Benromach abbiamo fatto centro! È stata un’esperienza assolutamente genuina ed autentica. Purtroppo all’interno non è permesso fare foto, ma Brian è stato il perfetto padrone di casa: ci ha fatto vedere i vari processi di fermentazione e distillazione, addirittura la fase di riempimento delle botti e l’immagazzinamento (tra l’altro portato avanti da una ragazza ed il suo fido muletto). Molto bella anche la degustazione, fatta in quasi totale autonomia, con la nostra guida che ci ha anche “allungato” una varietà di whisky fuori programma (e che ha trovato il tempo di prendermi in giro su Outlander, paragonandomi pure alla moglie). Non al livello di Glencadam, ma quasi. Consigliatissima!

Clava Cairns è un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Già percorrendo la single track road circondati da nient’altro che pecore e mucche al pascolo ci sentivamo come se si stessimo per raggiungere un posto speciale, ma niente può realmente preparare all’emozione di trovarsi nel bel mezzo di un sito così antico, e così mistico.
Il campo di battaglia di Culloden, Outlander o meno, rappresenta un pezzo di storia scozzese dolorosissimo ma fondamentale. Ritengo sia una tappa obbligata per conoscere e comprendere ulteriormente questo paese così speciale, e l’orgoglio di chi lo popola.

There are 10 comments
  1. Che bella esperienza *_* distilleria + Culloden nello stesso giorno è più di quanto io possa chiedere!
    Che poi dopo tutti quei doverosi assaggi c’era davvero il rischio di “rimanerci” sul campo di battaglia…o ancora meglio di aprire un varco dimensionale solo a guardarle le pietre! 😛
    Bellissime le tue foto Celeste, fra i colori e l’aroma di un buon whisky stasera mi hai portata in Scozia! 😉

    • Orsa, a Culloden c’era un vento talmente forte e freddo che mi avrebbe svegliata anche se fossi stata ubriaca fradicia! È stata davvero una giornata piena di emozioni, se non fosse stato per la cena (accenno nel prossimo post) praticamente perfetta.
      Tanto che ci sono, vado a farmi un goccetto in sua memoria xD
      Grazie per essere passata, buon fine settimana!

  2. Avete visto tantissime cose in pochi giorni, soprattutto considerando che a volte servono ore per percorrere poche decine di chilometri. Comunque anche a me era successo di non potermi fidare del navigatore e di dovermi affidare alla cartina!
    Il whiskey al mattino e quasi a stomaco vuoto deve essere una bella botta 😉

    • Credo sia dipeso dalla stagione sai? Tranne che ad Edimburgo, e parzialmente a Loch Ness, di gente in giro ce n’era davvero poca ed abbiamo avuto le strade tutte per noi!
      Ultimamente il navigatore non mi aveva più fregato, ma stavolta non era colpa sua, c’erano dei lavori in strada allucinanti!
      Il whisky la mattina lo consiglio solo dopo una massiccia colazione, ed anche il quel caso è pericoloso 😉
      Grazie di essere passata Silvia, un bacione

  3. Sono anche io dell’idea, che Culloden vada assolutamente visitato. Compreso. Ascoltato. È un vero e proprio simbolo, oltre che un luogo storico di fondamentale importanza.
    A me ha fatto un’impressione incredibile. Sembrava veramente impregnato dei sogni, delle paure, delle speranze di chi ha combattuto lì, nell’aprile di tanti secoli fa.
    La nostra guida, grande appassionata di storia giacobita (l’ho salvata solo per quello), ci ha raccontato tante curiosità ed aneddoti sulla battaglia, sui personaggi principali, soprattutto sulla controversa figura di Charles Stuart. Ti dirò, l’ho detestata per tanti motivi, ma su questo non le si poteva dire nulla! Anzi! Quando ha trovato me ed un alto compagno di viaggio, con la mano alzata a far domande su Culloden, pensa che ha inserito la visita al campo, altrimenti non in programma!
    Invece, mi struggo di non aver visto nemmeno un cerchio di pietre, mannaggia. Avrei tanto voluto, anche se poi, scoprirle ‘difettate’, mi avrebbe spezzato il cuore. Però che momenti magici, che atmosfera…ed in pieno autunno!!! Speciale Celeste, un po’ come la visita alla piccola distilleria. Mi ha trasmesso un caldo senso di casa…
    Bacioni,
    Claudia B.

    • Ti giuro che con il clima che abbiamo trovato, con quel vento pungente e forte, mi sono sentita come se ci fosse qualcosa intorno a me, non solo quella distesa infinita e deserta. Può sembrare stupido e anche un po’ folle, ma è un luogo che parla se lo si ascolta.
      E meno male che con le vostre domande avete indirizzato la guida verso questa deviazione, non capisco come mai i tour non lo includano nel giro.
      Il cerchio di pietre è vicinissimo, ma ce ne sono davvero tanti sparsi qua e là, devo farmi una mappa per le prossime volte per cercare di non incappare in qualche altro difettato xD
      L’autunno comunque da una marcia in più, sia ai panorami che al whisky! Bere al calduccio mentre fuori comincia a fare freddo è l’ideale.
      Grazie di essere passata, un baciotto!

  4. Sono giorni che devo leggere questo post, finalmente ce l’ho fatta! Sono stupita della quantità di cosa delle siete riusciti a fare/vedere! Cavolo il whisky di prima mattina ha tutta la mia stima, di’ la verità che vi serviva anche per non sentire il freddo! 🤣
    È tutto bellissimo Celeste, ho capito che se voglio vivere al meglio un viaggio in Scozia devo, molto più del solito, capire bene la sua storia e il suo cuore. Leggere di Culloden mi ha fatto venire i brividi, mi sembrava di essere lì.
    Un abbraccio

    • Anch’io se ci ripenso sono stupita di quanto quel giorno, tranne i lavori in corso ad inizio mattina, sia andato tutto senza intoppi!
      Il whisky di prima mattina è tosto in effetti, per fortuna ero preparata dopo l’esperienza dell’anno scorso!
      Culloden purtroppo non fa spesso parte degli itinerari classici, ma la storia della Scozia è in gran parte fatta di tanto orgoglio e da battaglie per l’indipendenza. Oggi come allora. Quando andrai, non perdertelo.
      Un bacione

  5. Che colori meravigliosi Celeste! Mi piace tantissimo il racconto del tuo viaggio, così pieno di entusiasmo! E mi sta venendo voglia di farmi un viaggio in Scozia con degli amici…io sono abituata a viaggiare da sola, e ora mi sto chiedendo come potrebbe essere viaggiare in compagnia. Voi siete davvero un bel gruppetto 🙂

    • Beatrice, quegli alberi chiedevano di essere fotografati! Più del resto. Fosse stato per me, sarei ancora a Clava Cairns a scattare.
      È bello trovare degli amici che condividano le tue passioni. Devo dire che noi ormai siamo un gruppo collaudato, e devo ringraziare che siano così pazienti con me. Diciamo che io organizzo tutto, e loro in cambio sopportano i miei “tempi lunghi”, o la scelta di prediligere alcune zone rispetto ad altre. Anche se in Scozia vinco facile 😉
      È importantissimo trovare la giusta compagnia, altrimenti meglio soli. Un paio di viaggi con “voci fuori dal coro” li ho fatti e non li augurerei a nessuno…
      Buona settimana Bea, un bacione!

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