Scozia on the road 6.0: il bilancio del nostro viaggio

“Scozia, Scozia miaLontan da te non si può star!”
………

Ok, ok… forse la canzone non faceva proprio così, ma il senso è quello.
Io lontana dalla Scozia non posso e non voglio starci, almeno non per troppo tempo. L’essere ritornata a meno di un anno di distanza dall’ultimo on the road l’ho vissuto come una sorta di miracolo, reso puramente possibile dall’aver viaggiato in quattro. Perché è inutile negarlo, la Scozia è cara, e dopo la pandemia lo è diventata ancora di più. Con molte strutture e ristoranti che hanno deciso di non riaprire (o non hanno potuto), le compagnie di noleggio auto che con la scarsità di mezzi hanno alzato i prezzi alle stelle, carburanti carissimi… non è un viaggio da poco. In due coppie abbiamo ammortizzato per alloggio e trasporto, anche se ammetto che abbiamo cercato di vivercela senza troppi patemi d’animo, e credo di esserci riuscita piuttosto bene per una volta.

Come ogni viaggio che si rispetti, non è filato proprio tutto liscio come l’olio. Il meteo ci ha fatto tribolare, ma credo sia dovuto alla fortuna accumulata nel corso delle visite precedenti. Il non riuscire ad aver esplorato alcuni angoli delle Orcadi come avevo sperato mi brucia ancora, ma di nuovo non prendertela Celeste. È andato tutto bene. Ti sei divertita a bestia. Sei stata in compagnia di alcuni dei tuoi più cari amici che non riesci a vedere quanto vorresti. Hai avuto l’immensa fortuna di tornare di nuovo su uno dei luoghi che più ami sulla faccia della terra. Non ti sei persa tra gli aeroporti di Londra. Sei tornata a casa squattrinata, ma felice. Felice davvero. E nostalgica, come sempre. Till next time
Per non perdere le buone abitudini, e stilare una sorta di diario personale che mi permetta di non dimenticare anche i dettagli più banali, al solito voglio riassumere la nostra avventura attraverso i resoconti giornalieri annotati giorno dopo giorno durante il viaggio e pubblicati sulla pagina Facebook.

Day 1/2 -> da Edimburgo ad Inverness, fino a sbarcare sulle Orcadi

E così, a distanza di quasi un anno, ce ne siamo tornati in Scozia. È sembrato un secolo, altro che un anno.
Non c’è niente da fare, il richiamo è troppo forte e sono ancora tante, troppe, le zone che ci mancano da esplorare. È dal primo viaggio nel 2016 che ci eravamo ripromessi che l’avremmo girata un pezzettino alla volta, e sono felice di vedere che nonostante tutto ci stiamo riuscendo.
A questo giro, proprio come pre-Covid, ad aspettarci ad Edimburgo non c’era solo l’auto, ma anche LA coppia di amici sbarcati da Praga. Compagnia ancora più gradita anche considerando l’ora di ritardo del nostro aereo e le 3 ore di viaggio che ci aspettavano per arrivare ad Inverness, da dove poi avremmo proseguito verso l’estremo nord fino ad imbarcarci su un traghetto per le isole Orcadi!!!

Ad Inverness eravamo già stati e prima o poi torneremo di certo, ma non era questa l’occasione giusta.
Il primo vero stop lo abbiamo dedicato alla Black Isle Brewery , birrificio artigianale di strada che mi aveva incuriosito fin da subito. La stagione non era ideale, ma l’accoglienza (come quasi ovunque in Scozia) è stata fantastica, così come il breve giro di shopping. Avrei acquistato tutto, ma mi sono dovuta limitare a 4 lattine ed un boccale. Il secondo stop, sempre di carattere gastronomico, l’abbiamo fatto su indicazione della signora del birrificio, che ci ha consigliato la Dalmore Farm per colazione. Se si passa per di qua, è davvero il posto ideale dove fermarsi a mettere qualcosa sotto i denti, anche se si rischia di “perdersi” con tutte le meraviglie (non solo culinarie) che offrono…

Di strada era  anche Invergordon, piccolo villaggio con un altrettanto piccolo mural trail, niente di eccezionale ma carino. Di certo merita di più Dornoch, località incantevole (così come la sua spiaggia) ma con poco da offrire fuori stagione.
La parte migliore della giornata si è rivelata la passeggiata intermedia verso ed intorno il faro di Tarbat Ness. Il cielo splendente (non ci speravo) in contrasto con l’erba verdissima ed il bianco della costruzione non ha fatto altro che aumentarne il fascino! Purtroppo abbiamo allungato un po’ troppo i tempi, e tra Dornoch e Gill’s Bay non ci siamo potuti più concedere il lusso di fermarci nei punti che avevo accuratamente selezionato. Pena la perdita del traghetto verso St. Margaret’s Hope.

Traversata piuttosto agitata, per la gioia di Pavel II che soffre tremendamente il mal di mare, e pure per la nostra in vista del ritorno perché ci è stato detto che in realtà può essere molto molto moooolto peggio…
Certo è che quando siamo finalmente sbarcati sulle Orcadi e, un venti minuti più tardi, entrati nell’appartamento a St. Mary’s, nostra casa per 4 notti, ce ne siamo subito dimenticati del viaggio da panico. Super moderno e super ecologico, in legno ed energeticamente autosufficiente, moderno e dotato di qualsiasi comfort, vista mare. Base perfetta per esplorare Mainland e, incrociando le dita, pure Hoy.
Day 1/2: I am a woman on a mission

faro a strisce bianco e rosso tra cespugli di ginestre

Day 3 -> Orcadi (Mainland)

Primo tentativo di sbarcare su Hoy fallito.
Volevamo andarci di domenica per non “sprecare” la giornata visto che è tutto chiuso, ma svegliarsi con uno strato di neve e qualche fiocco che cadeva giù ci ha fatto desistere subito. Farsi quasi 10km a piedi con un meteo tanto incerto ed un vento pazzesco non è proprio qualcosa da noi. E così si è protratta tutta la giornata, tra improvvise schiarite (sole, senza nemmeno una nuvola) ed altrettanto improvvise nevicate, ma con la costante di un vento a mille all’ora.

Al posto dell’Old Man of Hoy abbiamo esplorato la parte sud di Mainland, quella dove sono maggiormente visibili i segni di cosa fu qui la seconda guerra mondiale. Non solo le tante strutture in cemento abbandonate lungo la costa ed in punti strategici, ma soprattutto le Churchill Barriers. Quello che oggi può sembrare un ingegnoso sistema per unire le isolette con Mainland in realtà ha visto la luce tra il 1940 ed il 1944 per bloccare altre incursioni dell’esercito tedesco e difendere sia la flotta che la popolazione. Alla costruzione parteciparono i prigionieri di guerra italiani, che realizzarono anche piccola ma altamente simbolica Italian Chapel. La storia è commuovente, non tanto per il desiderio spirituale dei prigionieri di avere un proprio luogo di culto nel loro campo, ma per il modo in cui la chiesetta venne eretta, ovvero utilizzando quasi esclusivamente con filo di ferro e materiali di scarto di navi affondate o dismesse (alcuni relitti sono ancora ben visibili lungo le Churchill Barriers). All’interno, dipinti ed affreschi completano l’opera.

Il vento è stato nostro fido compagno di avventure anche nella penisola di Deerness, dove l’attrazione principale è la riserva naturale di Mull Head. Abbiamo fatto una breve passeggiata fino a The Gloup, una profonda insenatura nella costa dove piccole ma dirompenti cascate contribuiscono alla costante erosione, rendendola rifugio ideale per i molti uccelli che popolano la zona, inclusi i celebri puffin. Peccato che sia ancora troppo presto per vederli. Mi sarebbe piaciuto fare un giro più completo, ma sono terrorizzata dai burroni e con un vento del genere avevo la costante ansia di poter cadere da qualche parte. È stata comunque un’escursione fantastica!
Day 3: Via col vento

segnale di pericolo con sullo sfondo il mare con dei relitti

Day 4 -> Orcadi (Mainland – Stromness, cerchi di pietre, Kirkwall)

Secondo tentativo di sbarcare su Hoy fallito. Stavolta il meteo sembrava favorevole, peccato che non avessero più posti auto disponibili sul traghetto per il viaggio di ritorno. Avevamo deciso di aspettare e vedere come si evolveva il meteo prima di acquistare i biglietti già in fase di progettazione del viaggio, quindi sapevamo che sarebbe potuto succedere, ma non ho potuto non provare un pizzico di delusione. Ho cercato però di viverla più “easy” e non prendermela, semplicemente godendomi quello che sarebbe venuto. Uno dei buoni propositi pre-partenza.

Così abbiamo deciso di portarci avanti con l’itinerario del giorno successivo e ci siamo fatti una bellissima passeggiata per Stromness, approfittando del sole e del fatto che in giro non ci fosse praticamente nessuno. Il secondo centro più grande delle Orcadi è anch’esso una tappa imperdibile e regala scorci davvero suggestivi.
Di nuovo in compagnia di un vento piuttosto convinto, ci siamo spinti poi verso nord per visitare la scogliera di Yesnaby. Anche qui i resti bellici sono piuttosto numerosi ed in corrispondenza del parcheggio, quindi impossibili da non individuare. Yesnaby Castle, un monolite solitario staccato dalla costa simile (anche se molto più piccolo) all’Old Man of Hoy, è rimasto un miraggio, ed è forse il più grande rammarico che ho delle Orcadi.

Mi sono decisamente rifatta, prendendomi i miei tempi e godendomela al massimo, con uno dei luoghi simbolo dell’arcipelago, ovvero il Ring of Broadgar, il terzo cerchio di pietre più grande del Regno Unito. Il cielo purtroppo si era un po’ rannuvolato, ma non ha tolto nulla alla magia e al mistero della collina sacra. Anche se devo ammettere che Machrie Moor sull’isola di Arran per me rimane imbattibile. Poco più a sud, sulla stessa lingua di terra stretta tra due laghi, si trova un altro cerchio di pietre (in realtà ce ne sono altri, insieme a pietre singole), il Ring of Stenness, storicamente ancora più importante.

A degna chiusura della giornata abbiamo lasciato la Cattedrale di St. Magnus a Kirkwall, forse una delle chiese più maestose che abbia mai visto. Interessantissima la sua storia, che descrive al meglio il passato vichingo delle Orcadi. Gli interni poi sono belli tanto quanto l’esterno. Imperdibile.
Day 4: sing me a song of a lass that is NOT gone

villaggio scozzese sul mare

Day 5 -> Orcadi (Mainland – siti preistorici)

Le Orcadi sono famose, oltre che per i suoi incredibili panorami, per ospitare numerosi insediamenti risalenti al Neolitico, ed è proprio a loro che ci siamo dedicati nel quinto giorno in terra scozzese.
Abbiamo iniziato con Maeshowe, che sognavo di vedere da quando ne avevo sentito parlare con tanta passione da Owen nel suo Scottish History Podcast. Nel corso dei vari episodi ha ribadito più volte quando fosse speciale e quanto a suo avviso pochi altri luoghi possano competere. Ora posso dire finalmente di capirlo, e condividere in pieno il suo pensiero. Emozionante a dir poco, non solo per i millenni sulle spalle e per il fatto che sia ancora circondato dal mistero; di qui passarono anche i vichinghi, che vollero lasciare la loro impronta attraverso disegni e rune rendendo così Maeshowe il custode di più della metà del patrimonio runico del Regno Unito. Il sigillo di sito patrimonio UNESCO è scontato, così come il 4.2 su Google è ridicolo. Folle giudicare dall’esterno, fondamentale acquistare in anticipo i biglietti perché si entra solo con la guida ed i posti sono limitati, appena 16 a turno.

Pur sapendo che Broch of Gurness, villaggio risalente all’età del ferro, sarebbe stato chiuso (molti siti, in tutta la Scozia, aprono solo dal 1 aprile), abbiamo tentato la fortuna sperando di riuscire a scattare qualcosa dall’esterno; diciamo che c’è andata molto bene… tra l’altro, il Broch si affaccia sulla costa di fronte all’isola di Rousay, ricchissima di resti di insediamenti simili. Peccato non aver avuto il tempo di visitarli.

Il villaggio per eccellenza è però sulla costa ovest di Mainland e si chiama Skara Brae. Anch’esso sito UNESCO, con i suoi circa 5000 anni è l’insediamento neolitico più antico d’Europa. Più vecchio di Stonehenge o delle Piramidi, eppure se ne sente raramente parlare. Qui il percorso si snoda dal Visitor Center, dove c’è una mostra che ne spiega lo sviluppo, fino ai resti sulla costa, passando per la ricostruzione di una tipica abitazione in roccia. È proprio questo materiale, utilizzato anche per il mobilio interno, che ha permesso di ritrovare Skara Brae in uno stato incredibilmente buono. Brividi.

Tra le visite, una breve incursione bella bellissima Birsay, nell’estremità nord-ovest dell’isola, dove la Brough of Birsay è un’isoletta che si raggiunge con la bassa marea. Inutile dire che la passerella l’abbiamo attraversata solo con l’immaginazione, ricoperta da troppi centimetri d’acqua per poterci avventurare. Nell’omonimo villaggio, minuscolo eppure con tantissimo da offrire (come l’Earl’s Palace), abbiamo trovato la prima e sola honesty box del viaggio, addirittura dotata di POS!!!
Day 5: vichinghi misogini/presuntuosi e dove trovarli

villaggio neolitico scavato sulla costa

Day 6 -> Orcadi (Mainland – Kirkwall, Deerness)

Prima di salutare le Orcadi non potevamo non tornare a Kirkwall per un passaggio dal porto, che fino a quel momento avevamo attraversato di fretta e solo per cercare un ristorante che ci accogliesse per pietà dopo le 20. Per la prima volta dal nostro arrivo, il tempo è stato davvero da schifo per tutto il giorno, e all’onnipresente vento si è unita una pioggia battente. Non le premesse migliori per la traversata in traghetto.

Sulle Orcadi si trovano anche le distillerie di single malt whisky più a nord del mondo, quelle di Scapa e di Highland Park, con la prima qualche centinaio di metri più a sud. Chiusa alle visite in questo periodo, ci ha costretto ad “accontentarci” dell’iconica Highland Park, i cui scotch torbati sono tra i più famosi al mondo. Molto interessante il tour, un po’ meno la degustazione, per 30£ ci si aspetterebbe di più di 2 whisky base, seppur superpluripremiati come più volte ha voluto ribadire la guida.

Di tutt’altro tono è stata la visita alla piccola distilleria di Deerness Distillery, dove ad accoglierti c’è il proprietario Stuart. La produzione e l’area degustazione si trovano dentro lo stesso ambiente, dove un alambicco distilla senza sosta ciò che verrà imbottigliato poco più in là. Stuart ci ha spiegato per filo e per segno tutto il progetto, dal giardino con le piante botaniche all’espansione che vedrà a breve, chiudendo con un assaggio dei loro prodotti, gin principalmente ma anche vodka e liquore al caffè. Ed entro il 2029 whisky.
Il viaggio di ritorno è stato meno traumatico del previsto considerati i cavalloni che si abbattevano sulla costa. Certo, a tratti sembrava di avere una bruttissima infinita sbornia, ma come ci confermato il barista che avevamo incontrato all’andata (dopo essersi assicurato che il nostro soggiorno alle Orcadi fosse stato memorabile) “siete stati di nuovo fortunati”. Sarà…
Day 6: e io che pensavo di amare pioggia e vento, invece… pienah!

ingresso di una distilleria con i camini sullo sfondo

Day 7 -> da Thurso a Fort William

Bastava andare via dalle Orcadi per rivedere il sole.
Le strade della piccola Thurso ci hanno accolto così, oltretutto dopo aver soggiornato in uno degli appartamenti più grandi in cui sia mai stata in viaggio. La cittadina è conosciuta per essere parte della celeberrima North Coast 500 e non mi ha particolarmente colpito, a parte i resti della Old St Peter’s Church col suo piccolo cimitero storico. E certo, la leggerissima colazione da Johnstons Of  Thurso.

Per il resto è stata una giornata passata principalmente in auto in direzione Fort William, con un paio di stop per noi piuttosto significativi. Il primo alla distilleria Balblair ma giusto per dare un’occhiata (dovremo tornare però), perché avevamo una visita già prenotata ad un’altra distilleria ad una manciata di chilometri, la rinomata Glenmorangie.
Devo ammettere che i loro whisky non sono tra i miei preferiti, ma Pavel II li adora ed in più tirano fuori delle bottiglie che visivamente sono uno spettacolo (sarà in caso che la proprietà sia la stessa di Louis Vuitton??). Qui il tour è stato diametralmente opposto a quello di Highland Park: degli interni ci hanno mostrato poco o niente, in compenso nella degustazione erano inclusi ben 4 drams, tra cui limited editions. Per 20£ davvero un ottimo affare.

Il lago di Loch Ness ed il castello di Urquhart erano stati la meta di un viaggio precedente, dal quale però era rimasto fuori Fort Augustus, breve e doveroso stop a questo giro. Peccato per il diluvio non appena scesi dalla macchina, almeno è riapparso il sole giusto in tempo per vedere la scintillante cima innevata del Ben Nevis, la cima più alta non solo di Scozia, ma di tutte le isole britanniche.
Su Fort William non ho molto da dire. È di certo la zona ideale per raggiungere velocemente moltissimi luoghi iconici come appunto Loch Ness, Glencoe, il Ben Nevis, Skye, Oban e chi più ne ha più ne metta. Per questo è pieno zeppo di alloggi e ottimi ristoranti, il Ben Nevis Bar ne è l’esempio perfetto. Cena davvero stellare.
Day 7: sul quel ramo del lago di Loch Ness…

lago circondato da montagne ed un cartello in primo piano

Day 8 -> da Fort William a Glasgow

Altro giorno, altro giro in auto. Le distanze in Scozia, pur non essendo eccessive, sono quasi sempre lente da coprire. Forse proprio per permetterci di godere dei panorami da cartolina praticamente ad ogni angolo??? Non mi dispiace eh, ma delle volte è un po’ frustrante.
Dall’auto ci siamo separati in quel di Glasgow, tappa finale del nostro viaggio, visto che per il giorno e mezzo da passare in città non ci sarebbe comunque servita. Prima di restituire il mezzo e ringraziare in tutte le lingue del mondo Celtic Legend, abbiamo attraversato quello che per me rimane ancora l’angolo più magico di Scozia, non importa quante altre zone esploriamo nel frattempo. Sto parlando di Glencoe ovviamente. Stavolta è stato un passaggio veloce senza troppe fermate, ma per tutto il tempo sono rimasta appicciata al finestrino in crisi mistica, perché (di nuovo) non riuscivo a capacitarmi di come possa esistere qualcosa di tanto incredibile. Alla prossima dovremo doverosamente percorrere un tratto a piedi, per forza.

Ancora prima di sbarcare a Glencoe c’è stata la mia prima volta in un locale 100% vegano e non credo sarebbe potuta andare meglio. Perché davvero, ne ho lette e sentite di tutte, ma il cibo che servono da The Wildcat è eccezionale e non si sente minimamente la mancanza di ingredienti come latte o burro. Il mio scone e la cioccolata calda di Pavel (con mylk!) davvero spaziali.

Ma torniamo a Glasgow. L’apartahotel che avevamo trovato è in pieno centro, proprio lungo il Clyde e all’imbocco della zona pedonale di St. Enoch Square. Punto strategico non solo per la passeggiata che avevo programmato per il sabato, ma anche per la ragione principale per cui avremmo concluso qui il viaggio: un concerto dal SEC Armadillo, auditorium dalle forme sinuose ad una ventina di minuti a piedi. Concerto il cui biglietto mi era stato regalato a Natale perché in realtà era l’unico modo per convincermi ad andare ma di nuovo, Pavel II non poteva perderselo e pure il mio di Pavel era bello carico. Pensavo che nella migliore delle ipotesi mi sarei abbioccata, invece Darren Hayes, ex voce dei Savage Garden, ha messo su uno spettacolo incredibile di cui sono immensamente felice di aver fatto parte. Poter essere se stessi, liberi, e poterlo gridare al mondo è un lusso che troppo spesso viene sottovalutato. Se poi lo fai attraverso canzoni iconiche ancora meglio. Fantastico Darren!
Day 8: Chic-a-cherry Cola

lago con riflessi della montagna e di un cottage

Day 9/10 -> Glasgow -> casa

L’ultimo giorno nella città più popolosa di Scozia non poteva che essere un’infinita passeggiata senza una meta precisa. La città l’avevamo girata piuttosto bene qualche anno fa e avevo solo voglia di riscoprire quegli angoli di Glasgow ricoperti di street art che avevo tanto amato, più approfondire una delle due cose che mi erano rimaste in sospeso. La cripta della cattedrale di St Mungo me la sono goduta in pieno, per il Kelvingrove Museum torneremo in futuro.

Di sabato pomeriggio il centro di Glasgow diventa piuttosto selvaggio. Se ne vedono un po’ di tutti i colori, ed è forse questa pagina differenza più significativa con Edimburgo: pochi turisti una miriade di diverse “personalità” del posto. Chi siano gli uni e chi gli altri è facilmente identificabile dall’abbigliamento: gli altri vestiti secondo stagione, loro in mezze maniche e pantaloncini… In generale è una città che trova sempre il modo di stupirmi (anche se i miei compagni di viaggio sceglierebbero il termine “scioccare”) come con il ristorante giapponese (ottimo!!!) in cui siamo finiti quasi per caso ed in cui ci hanno piazzato nella sala karaoke, o come il centro commerciale vintage al cui interno abbiamo ALLELUJA trovato il tanto agognato cranachan.

Abbiamo osservato la città addormentarsi dal terzo piano della finestra del nostro appartamento e noi l’abbiamo seguita a ruota, visto che British Airways ci ha fatto all’ultimo tuffo lo scherzetto di spostarci lo scalo, non Edimburgo-Heathrow-Pisa ma Edimburgo-Heathrow e Gatwick-Pisa. Così partenza alle 6.15 invece che alle 9.30 e tanta tanta ansia.
Scozia, è già difficile lasciarti in condizioni “normali”, ma così ne ho ancora meglio voglia.
Alla fine è andato tutto bene. Dal viaggio in pullman da Glasgow ad Edimburgo delle 6.15 siamo arrivati a casa alle 22 circa, che se fossimo stati dall’altra parte del mondo avremmo fatto prima. Ma, al solito, ne è valsa ECCOME la pena.
Day 9/10: chained to you

strada cittadina con murales colorati e passanti

YAY & NAY del viaggio

Sfangare l’intera settimana senza una goccia di pioggia ✘✘✘
Macaroni & Cheese buoni come l’anno scorso ✘
Riuscire a vedere tutto ciò che era in programma ✘✘ ma prenderla con filosofia in caso contrario ✘
Cranachan, finalmente cranachan
Scoprire la storia millenaria delle Orcadi attraverso i siti del Neolitico
Constatare che probabilmente ogni essere vivente si è evoluto, tranne la pecora
Resistere alla tentazione di entrare da Barbour che quest’anno non c’è trippa per gatti (sigh)
Riuscire a capire un pochino meglio la “parlata locale” ed imparare qualche nuovo termine
Ammirare i giganteschi faraglioni lungo le coste delle Orcadi ✘✘✘✘
Andare a caccia di birrerie artigianali
Venire catapultata da Jamie non appena toccate le pietre di Brodgar ✘✘ o Stenness ✘✘
Vedere di nuovo le foche o altra fauna del luogo ✘✘
Perdersi nell’immensità di Glencoe
Procurarsi cibo cinese da asporto per cena ✘✘
Rimanere confusa, affascinata ed ammaliata dai Glaswegians
Assaggiare il secondo Mars fritto della mia vita ✘
Visitare “nuove” location di Outlander
Una copia di Heat in aeroporto come compagnia per il volo
Shed a tear

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

div#stuning-header .dfd-stuning-header-bg-container {background-image: url(https://www.berightback.it/wp-content/uploads/2023/04/glasgow-suonatori-cornamusa-berightback.jpg);background-color: #2ac8e0;background-size: cover;background-position: center bottom;background-attachment: fixed;background-repeat: no-repeat;}#stuning-header div.page-title-inner {min-height: 300px;}div#stuning-header .dfd-stuning-header-bg-container.dfd_stun_header_vertical_parallax {-webkit-transform: -webkit-translate3d(0,0,0) !important;-moz-transform: -moz-translate3d(0,0,0) !important;-ms-transform: -ms-translate3d(0,0,0) !important;-o-transform: -o-translate3d(0,0,0) !important;transform: translate3d(0,0,0) !important;}#main-content .dfd-content-wrap {margin: 0px;} #main-content .dfd-content-wrap > article {padding: 0px;}@media only screen and (min-width: 1101px) {#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars {padding: 0 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child {border-top: 0px solid transparent; border-bottom: 0px solid transparent;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width #right-sidebar,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width #right-sidebar {padding-top: 0px;padding-bottom: 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel {margin-left: -0px;margin-right: -0px;}}#layout .dfd-content-wrap.layout-side-image,#layout > .row.full-width .dfd-content-wrap.layout-side-image {margin-left: 0;margin-right: 0;}

Scopri di più da *BeRightBack

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading